EUROPEE: IL VOTO DAI TITOLI DEI QUOTIDIANI

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IL SOLE 24 ORE
“Pdl e Pd in frenata, bene Lega e Idv”. E’ il Sole 24 Ore che sintetizza nel modo più asettico il voto europeo questa mattina sui principali quotidiani italiani. Nel fondo di Stefano Folli (”Uno stop per Berlusconi”) l’analisi dettagliata del voto evidenzia: ”E’ un mezzo fallimento per il Pdl segno che le polemiche e le vicende in chiaroscuro delle ultime settimane hanno lasciato il segno, incrinando l’immagine del presidente del Consiglio. Da stamane nulla sarà come prima”. E indica come ”la Lega è più forte che mai in una logica di coalizione, mentre Berlusconi si è indebolito. E’ illogico pensare che tutto questo non avrà riflessi, magari a medio termine, negli equilibri di governo e di maggioranza”. Dall’altro versante ”il Pd si salva solo per il contemporaneo calo del Pdl”, mentre ”la presenza di Di Pietro sarà ancora più invadente e dinamica”.
IL CORRIERE DELLA SERA

Il Corriere della sera opta per una linea ‘soft’ e titola: ”Il voto delude il Pdl, in calo il Pd”, relegando al catenaccio il dato relativo alle forze ‘estreme’: ”Avanza la Lega, balzo di Di Pietro”. Il fondo di Massimo Franco (”Il fronte del Nord”) focalizza l’attenzione sul dato del voto leghista, che ”riequilibria il rapporti di forza nel centrodestra fra Pdl e Lega, col partito di Bossi proiettato verso il primato nel Nord e capace di infiltrarsi con un risultato a due cifre anche al sud del Po. E’ la conferma di un Carroccio in ascesa ed il presagio di una ipoteca sul governo foriera di tensioni interne”.
MESSAGGERO
In linea anche Il Messaggero, che apre titolando ”Europee, arretrano Berlusconi e Pd” e offre al catenaccio la lettura: ”Il Pdl si ferma al 35%. Raddoppia l’Idv, avanzano Lega e Udc”. L’analisi del voto è affidata a Calo Fusi: ”La partita che il paese deve vincere” (”Alla prova del voto europeo, il governo italiano non sfonda quota 50% e il bipolarismo imperniato di Pdl e Pd segna una brutta battua d’arresto”), a Giuseppe Mammarella ”La sfida che l’Europa non può perdere” che parte dall’aumento dell’astensionismo al voto per il Parlamento europeo, un dato approfondito da Mario Ajello in chiave italiana (”E l’italiano scopre la disaffezione da voto”).
REPUBBLICA
Repubblica evidenzia, più che nei precedenti quotidiani, il dato politico del calo del consenso al premier. ”Fermato Berlusconi, cala il Pd” titola La Repubblica che nel catenaccio aggiunge: ”Boom della Lega e di Di Pietro, Astensione record, tutta l’Europa va a destra”. Massimo Giannini sotto il titolo ”Il plebiscito mancato” analizza il voto in chiave ”berlusconiana”. ”Vincere era l’imperativo categorico che Silvio Berlusconi aveva imposto a se stesso ad alla sua coalizione, in un voto che contava per lui ‘più per l’Italia che per l’Europa’. Vincere, nascondendo sotto una montagna di preferenze i vizi privati (le veline, le minorenni, le feste di compleanno o di Capodanno) e i pubblici tabù (la sentenza Mills, i voli di Stato, le critiche della stampa estera). Ebbene forse il Conducator ha vinto, ma di sicuro il Pdl non ha stravinto”. Per quanto riguarda il centrosinistra invece ”non è arrivata la temuta disfatta: non è una Caporetto”.

LA STAMPA
La Stampa apre il giornale con il titolo: ”Stop a Berlusconi, arretra il Pd” e nel catenaccio aggiunge ”Il premier: E’ un brutto risultato. Vince la Lega e a sinistra Di Pietro raddoppia”. Federico Geremicca titola la sua analisi ”La prima frenata di Silvio”, e colloca Berlusconi ”sempre lì in alto, eppure in calo, lontano, più di quanto immaginasse, dallo scavalcare l’asticella posta alla fatidica ‘quota 40”’. E’ questa, aggiunge la ”sola vera sorpresa: la battuta d’arresto – anzi l’arretramento – di Silvio Berlusconi rispetto alle elezioni politiche Di appena un anno fa”. ”Certo poteva andare peggio – prosegue – ma il premier sbaglierebbe a sottovalutare il segnale che arriva dalle urne. Le cicatrici cominciano ad essere tante e il prestigio traballa…Cambi strada – conclude – abbandoni quel tono da perenne sfida e torni a governare”.

IL MATTINO
Il Mattino sceglie il dato dell’astensione come prioritario e titola: ”Elezioni europee, vince l’astensione”, dedicando il catenaccio alle ”Prime proiezioni Rai: Pdl e Pd sotto le previsioni, crescono Lega e Di Pietro, bene l’Udc”.
L’UNITÀ
Passando ai quotidiani schierati, l’Unità non ha dubbi e titola secca: ”Fermato Berlusconi” aggiungendo nel catenaccio ”Il Pd resiste, avanza Di Pietro. Premier ostaggio di Bossi al 9,5%”. Nel fondo la direttrice Concita De Gregorio (”Il prezzo della divisione”) guarda ai due dati dell’astensionismo e del rimescolamento delle forze: ”L’Europa vira a destra e non vota” esordisce, mentre gli italiani che pure sono andati un po’ meglio sotto questo profilo ”hanno esaurito il credito. Disamorati, disillusi, esausti. Stanchi di parole. Impoveriti ed ingannati nell’illusione piccola così di poter vivere chiudendo le porte di casa. La democrazia è un lusso, questo ci dice per prima cosa il voto di ieri…E’ la prima sconfitta della politica”. Per quanto riguarda le singole forze ”la crescita di Lega e Idv parlano di un disagio nuovo in quel che resta del vecchio elettorato: un difetto di rappresentazione nelle case d’origine”. Infine ”le considerazioni principali: Berlusconi e Fini ballano molto al di sotto del 40% sperato, una sconfitta vistosa. Il Pd di Franceschini regge sopra il 26%, assai più di quanto i profeti di sventura si auguravano per calcoli meschini. E’ una bella speranza di crescita per un neonato dato per spacciato”.
LIBERO

Inevitabilmente opposta la scelta di titoli di Libero: ”Sinistra KO. Franceschini e soci precipitano al 27%, i comunisti restano fuori dall’Europa. Solo Di Pietro esulta. Vittorio Feltri scrive nel suo fondo: ”Il Cavaliere nonostante gli attacchi volgari e sgangherati subiti dai gossippari mobilitati dalla sinistra si è posizionato all’incirca come nel 2008. Più di così non poteva ottenere soprattutto in considerazione di un fatto: normalmente lo schieramento che governa, nelle consultazioni intermedie fra una legislatura e l’altra, ha un calo di consensi, anche sensibile. Nel caso di Pdl e Lega non è successo. Per Silvio e alleati è grasso che cola, un incoraggiamento a proseguire nel cammino intrapreso”. E inoltre ”gli spostamenti da un partito all’altro ci sono, ma non in misura tale da sconvolgere il trantran tradizionale”.

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