Equo compenso SIAE. IL ministro Bray blocca l’aumento

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siaeIl Ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, ha congelato l’aumento dell’equo compenso. Venerdì, durante l’audizione con i rappresentanti delle maggiori associazioni di categoria (consumatori, industria, produttori, et.), ha annunciato l’avvio di un approfonditostudio sull’uso dei dispositivi elettronici che vengono usati per effettuare copiedigitali. Insomma, l’obiettivo è cercare di capire se le tariffe suggerite da SIAE a dicembresiano congrue con la realtà italiana. Il cosiddetto equo compenso è regolamentato in Italia dal lontano 2009 e prevede, come per altri paesi europei (ma non tutti), un contributo da far pagare ai produttori e distributori di dispositivi elettronici capaci di riprodurre o registrare contenuti digitali. L’idea è che questo prelievo dovrebbe ricompensare in qualche modo i detentori di copyright per le copie private effettuate dai consumatori. Il problema è che nel tempo il “compenso” sembra esseri trasformato in una vera e propria tassa che colpisce l’ultimo anello della catena. Le aziende preferiscono ricaricare direttamente sui consumatori invece che addentrarsi nella procedura di rimborso prevista da SIAE. Spiega Altroconsumo: “Il 10 gennaio siamo stati finalmente ascoltati dal Ministro Bray; nel corso di questa riunione al ministero per i Beni e le Attività Culturali abbiamo avuto modo di esporre le numerose ragioni per respingere la proposta di aumentare ulteriormente le tariffe dell’equo compenso: un balzello chiesto dalla Siae per “compensare” il presunto danno ad autori ed editori derivante da eventuali copie private archiviabili appunto su smartphone, tablet, computer, chiavette USB, memorie e altri dispositivi e apparecchi”.L’associazione ha consegnato oltre 10 mila adesioni alla petizione che aveva lanciato ottenendo un primo risultato: il Ministro ha infatti annunciato che, prima di emanare il decreto di adeguamento delle tariffe, “intende sviluppare un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche siano cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare addirittura un aumento di ben 5 volte l’equo compenso, come pretenderebbe la Siae”. Di cosa si tratta nel dettaglio? La tassa ha l’obiettivo di risarcire Siae, autori ed editori dei mancati introiti derivanti da copie privati di canzoni e film coperti da diritti d’autore e conservati su hard disk o chiavette elettroniche: una tassa, aggiunge Altroconsumo, che la Siae dovrebbe ridistribuire ad autori ed editori ma che di fatto va soprattutto agli artisti più importanti. A questo va inoltre aggiunto che chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online, paga già i diritti d’autore per poterne fruire (e fare copie) su un certo numero di supporti. E che non si tratta di una misura condivisa in tutta Europa: in alcuni Paesi, l’equo compenso non esiste.

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