Editoriale nazionale, il “no” al piano di riorganizzazione

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Editoriale nazionale, i sindacati respingono il piano di riorganizzazione  e ribadiscono il loro “no” alle proposte avanzate dalla società presieduta da Andrea Riffeser Monti. I giornali coinvolti nella vicenda sono quattro. Si tratta di Il Resto del Carlino, Qn, Il Giorno, La Nazione e Quotidiano.net.

Ad opporsi al piano, insieme alla Federazione nazionale della Stampa italiana, anche le Assostampa di Ancona, Bologna, Genova, Firenze, Milano, Perugia. Nessuna sigla afferente all’ecosistema sindacale Fnsi ha sottoscritto la proposta dell’editore e, anzi, ha sottolineato “un no compatto e unanime al piano, costruito dall’editore con il chiaro intento di fare, ancora una volta, cassa”.

Le ragioni alla base del rifiuto sono chiare e nette: “Il piano, che secondo l’editore sarebbe una proroga del precedente, introduce una palese violazione del contratto nazionale di lavoro giornalistico, firmato dalla stessa Fieg di cui è presidente Andrea Riffeser Monti, editore appunto dell’Editoriale Nazionale”. Un paradosso che fa infuriare Fnsi e Assostampa: “È previsto che agli articoli 2 e 12 del Gruppo, circa un centinaio, sia applicata una cassa integrazione a rotazione giornaliera/settimanale, di fatto attribuendo a queste figure un orario di impegno basato su una base oraria che il loro inquadramento non prevede. Tutto questo – sottolineano i sindacati – comporterebbe un inammissibile precedente nel panorama giornalistico che porterebbe a cambiare di fatto l’inquadramento di corrispondenti e collaboratori fissi, che a questo punto, andrebbero considerati come articoli 1 e assunti con questa tipologia contrattuale”.

Pertanto, secondo i rappresentanti dei lavoratori: “Se Editoriale Nazionale li considera così ai fini della cassa integrazione, allora li valorizzi trasformandoli subito in articoli 1. Inoltre, il nuovo piano prevede una massiccia cassa integrazione per gli articoli 1 che non è nemmeno ridotta in proporzione alle uscite già avvenute col precedente”.

Federazione nazionale e Associazioni regionali di Stampa non chiudono le porte al confronto ma ristabiliscono i termini del dialogo: “L’editore riveda il piano e torni al tavolo, tenendo conto delle osservazioni fatte. Altrimenti dovremmo registrare, ancora una volta, la chiara volontà di usare gli ammortizzatori sociali come misura per un taglio strutturale del costo del lavoro, in spregio alla normativa esistente che la dimensiona come uno strumento eccezionale per la riorganizzazione in presenza di crisi. Questo, soprattutto, in un Gruppo che oggi chiede altri 18 prepensionamenti dopo i 27 già avuti nel corso del 2023 e dopo le decine degli anni precedenti. Dagli editori – conclude il sindacato – ci aspettiamo un comportamento più maturo e responsabile e una visione industriale prospettica volta a una buona qualità dell’informazione nel rispetto dei diritti di lettori e giornalisti”.

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