“Editoria, un italiano su cinque si rivolge alla pirateria”

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I numeri della pirateria sono gravissimi, il fenomeno cresce del 5% su base annuale e la perdita in termini di fatturato per l’editoria in 771 milioni e all’intero indotto che da essa dipende è stata quantificata in circa 1,88 miliardi di euro. I risultati dell’inchiesta Ipsos commissionata da Aie e Fieg restituisce dati impietosi: un italiano su cinque, almeno una volta, ha scaricato gratis libri e giornali.

In particolare, Ipsos ha rivelato che il 23% degli intervistati (circa 1 su 5) avrebbe scaricato illegalmente libri digitali o audiolibri. Un altro 17% ha dichiarato di averli ricevuti da amici e familiari, il 7% da amici e familiari libri fotocopiati, il 6% ha utilizzato chiavi di accesso altrui  per accedere a ebook e audiolibri in abbonamento, il 5% avrebbe comperato poi libri fotocopiati.

Il problema, prima ancora che economico, è persino culturale: le risposte ai sondaggi dell’istituto presieduto da Nando Pagnoncelli sono incredibili. E testimoniano quanto lavoro ci sia ancora da fare. Specialmente per le classi “colte” della società che risultano le più coinvolte nel fenomeno.

Innanzitutto i numeri. Nell’anno che si è appena concluso, sono stati stimati (almeno) 322mila atti di pirateria al giorno, un dato in crescita del 5 per cento rispetto a due anni prima. La pirateria priverebbe l’editoria, ogni anno, di introiti pari a 771 milioni che sarebbe pari a circa un terzo del suo intero valore economico. Il fenomeno ha registrato una netta impennata durante la pandemia. L’evoluzione digitale ha dato una grossa mano ai pirati che mettono in ginocchio l’economia e l’editoria.

Chi è il fruitore della pirateria? Un italiano su tre. E per di più il profilo di chi “ruba” il lavoro degli editori è a dir poco insospettabile. I numeri Ipsos parlano chiaro.  Quello del ladro di giornali è un profilo alto per formazione culturale e preparazione professionale. Il 56% di coloro che scaricano illegalmente giornali e libri sarebbero professionisti, (avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti e altri). Altissima inoltre la percentuale di studenti universitari che fruisce dei prodotti editoriali piratati.

Le ragioni? Sostanzialmente quelle dell’impunità, dell’idea che in fondo “rubare” il lavoro degli altri non sia nemmeno chissà che. Per il 39% degli intervistati, scaricare illegalmente libri e giornali non rappresenterebbe un comportamento grave. Mentre il 66% percento degli intervistati ha la netta percezione dell’impunità che sarebbe collegata a questi comportamenti. In pratica, non solo non sarebbe grave rubare i giornali ma poi non c’è nemmeno nessuno che punisce. In pratica, si sentono autorizzati a farlo. Il problema è che non parliamo di un segmento della società marginale ma di chi, nelle professioni e nell’Università, dovrebbe rappresentare la punta di diamante della cultura italiana.

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