Aie e Fieg, così la pirateria mette in ginocchio l’editoria

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Parafrasando uno slogan utilizzato altrove, la pirateria uccide l’editoria e Fieg e Aie chiedono maggiore attenzione su un fenomeno gravissimo che mette in ginocchio un settore economico e priva lo Stato di importanti gettiti fiscali.

I numeri dell’inchiesta di Ipsos sul fenomeno della pirateria nell’editoria sono gravi e non solo per Aie e Fieg. Perché restituiscono un quadro allarmante: chi ruba il lavoro degli altri non ritiene di compiere chissà che illecito e, per di più, crede che non si verrà mai a sapere, né che tali comportamenti saranno mai puniti. Un cul de sac dal quale, apparentemente, non se ne esce.

Per ciò gli editori dell’Aie chiedono aiuto e si ritrovano a dover spiegare come funziona il mercato dell’editoria. Ricardo Franco Levi ha commentato così i dati dell’indagine sulla pirateria nel mondo dell’editoria. “Leggere, ascoltare o addirittura distribuire libri e audiolibri piratati significa contribuire a un fenomeno che toglie risorse economiche e posti di lavoro all’editoria, introiti fiscali allo Stato e che riduce le opportunità per i giovani creativi di poter vivere del loro lavoro grazie ai diritti d’autore Ricardo Franco Levi ha concluso. “Le persone ne devono essere coscienti, e consapevoli che possono essere chiamate a rispondere per gli atti illeciti che compiono: su questo serve l’impegno delle istituzioni. La pirateria colpisce tutte le industrie creative italiane – editoria libraria e periodica, tv, cinema, musica – e laddove si sono avviate efficaci campagne di contrasto, come sugli abbonamenti alle tv a pagamento, i risultati iniziano a farsi vedere”.

 

Il presidente Fieg Andrea Riffeser Monti, ha voluto ricordare gli sforzi che già da qualche anno editori e forze dell’ordine stanno compiendo, insieme, per mettere un argine al fenomeno. “Il rafforzamento dei poteri dell’Agcom in materia, sia sotto il profilo sanzionatorio sia sotto il profilo procedurale, va inteso quale indispensabile completamento della disciplina di riferimento ed è di fondamentale importanza per l’industria dell’editoria giornalistica, soprattutto in considerazione delle ingenti perdite subite dalle imprese editoriali a causa della proliferazione di canali, chat e siti dedicati alla diffusione non autorizzata di testate giornalistiche, perdite stimate, da un’analisi molto conservativa effettuata dagli uffici di Fieg nell’aprile 2020, in circa 250 milioni di euro l’anno”.

Ma non è tutto. “Anche le diverse proposte di legge attualmente in discussione testimoniano la consapevolezza ormai diffusa dell’esigenza di intervenire, al fine di prevenire e, laddove necessario, reprimere la diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d’autore mediante le reti di comunicazione elettronica, oltre che di garantirne la giusta remunerazione”.

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