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Editoria, il Fondo straordinario morto con Letta

Il Governo Letta ha stanziato 120 milioni per un Fondo straordinario a favore dell’editoria volto a sostenere occupazione, innovazione e ristrutturazioni aziendali. 50 milioni di euro per il 2014, 40 milioni per il 2015 e 30 milioni per il 2016.

Risorse che nell’arco di un triennio dovrebbero dare linfa per far ripartire un settore che definire in crisi è un eufemismo. E non sono i soldi per i soliti noti, perché questi contributi sono soggetti al regime del de minimis, in altri termini ogni singola iniziativa non può beneficiare di un contributo superiore a 200.000 euro in tre anni.

Un modo nuovo di definire il sistema di sostegno pubblico all’editoria, cercando di destinare le risorse, e non sono poche, alle nuove iniziative.

Ma poi arriva, eccola lì, la burocrazia ed ecco che questa misura si trasforma da uno strumento in una chimera. Il comma 261 dell’articolo 1 della legge del 27 dicembre 2013 n. 261 che ha istituito il Fondo ha previsto che la regolamentazione di dettaglio fosse demandata ad un Regolamento da approvarsi con Dpcm, ascoltando Ministro del lavoro, Ministro dell’economia e Ministro dello sviluppo economico e le associazioni datoriali e sindacali. Regolamento da approvare entro il 31 marzo. Se ritarda un’impresa sono guai; se lo fa lo Stato nulla di nulla.

 

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