Edicole aperte, edicole chiuse. Una gran confusione sta animando questi giorni di consultazioni elettorali. Mario apre, Franco decise di star chiuso, Giuseppe aspetta per vedere cosa fanno gli altri. Insomma, una gran brutta figura quella dei sindacati.
Tutto è iniziato qualche settimana fa con la proclamazione da parte dei maggiori sindacati di categoria di uno sciopero per il 24,25 e 26 febbraio, i giorni più incandescenti del «dopo elezioni». Le ragioni erano molteplici. Si andava dalla poca chiarezza in merito alle liberalizzazioni e all’applicazione dell’art. 39 sulle rese in compensazione all’aggio ridotto. Ma una cosa metteva tutti d’accordo. La categoria è in crisi. Molte edicole hanno chiuso negli ultimi anni, molte altre stanno per farlo. La colpa non è soltanto nel calo vendite ma anche nella poca propensione dei Governi succeduti negli ultima anni ad ascoltare le proposte e le proteste degli edicolanti. A far cambiare idea, almeno per il momento, a gran parte degli edicolanti è stato Paolo Peluffo, sottosegretario all’Editoria che ha annunciato per il 6 marzo al dipartimento dell’Editoria un incontro tra le parti in modo da stilare la base di un intervento normativo del prossimo governo sulla liberalizzazione delle edicole. “L’Italia ha caratteristiche territoriali e sociali del tutto peculiari rispetto al resto d’Europa: in questo contesto le edicole rappresentano un sistema distributivo capillare, fondamentale per diffondere gli strumenti della lettura, e va perciò tutelato anche l’interesse sociale da queste rappresentato”. Un incontro programmatico che è già una sorta di risposta indiretta all’unico sindacato, lo Snag, che ha deciso di non annullare lo sciopero e mantenere le edicole dei propri iscritti chiuse in quei giorni. Non si sa ancora se ci siano altri margini di trattativa con questa sigla, ma ciò che è certo, invece, è che sul tema sono intervenuti in molti. Leader politici, Prefetto di Roma e Garante degli scioperi si sono accorti all’improvviso che l’edicola esiste e che non rappresenta solo l’ultima filiera del ramo dell’editoria. Resta il fatto che uno sciopero a metà ha portato un’adesione a macchia di leopardo. E finché non si riusciranno ad avere i dati sulla diffusione non si potrà dire se è stato un fallimento o meno. Di certo da Catania alla Brianza, da Lampedusa al Tarvisio le edicole che hanno deciso per la serrata non sono di certo pentite. La situazione resta drammatica, e non bisognava restare con le mani in mano. Nei prossimi giorni, dopo l’incontro con Peluffo, sapremo se ci saranno novità. Intanto Giuseppe stamattina, dopo aver osservato cosa facessero gli altri edicolanti, ha deciso di non aprire. Si è seduto al freddo fuori al suo chiosco ed ha attaccato alla serranda un volantino che spiegava i motivi della protesta.
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