DIRITTO D’USO DELLE FREQUENZE. IL 2013 POTREBBE SANCIRE LA FINE DELLE TV LOCALI

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Crisi economica, taglio dei contributi pubblici del 30%, questione LCN, ma anche crisi di ascolti e calo di pubblicità. Le tv locali sono ormai al collasso.
Con l’approvazione da parte dell’AGCOM della Delibera 350/12/CONS si stabilisce che agli operatori di rete locali va applicato, ai fini del regime di contribuzione per l’uso delle frequenze digitali, non solo l’art. 35, commi 1, 2 e 3 ma anche l’art. 34 del codice delle comunicazioni. Finora, in via transitoria, e fino al definitivo passaggio alle trasmissioni in tecnica digitale, gli oneri contributivi prevedano il pagamento di un canone annuo pari all’uno per cento del fatturato per le emittenti televisive, pubbliche o private, in ambito nazionale e di un canone annuo pari all’uno per cento del fatturato, fino ad un massimo di €15.493 (ex 30 milioni di lire) per le emittenti televisive locali. Essendo il 2012 l’anno individuato dalla legge per il definitivo passaggio alle trasmissioni in tecnica digitale, con la locuzione “fino alla fine dell’anno di definitiva cessazione delle trasmissioni analogiche su tutto il territorio nazionale” , ne consegue che il regime di contribuzione si applica fino a tutto l’anno 2012.
A partire dal 2013 le cose saranno completamente diverse, e spulciando tra le cifre, si fa ben presto a capire che molte emittenti locali saranno costrette a chiudere. Infatti essere operatori di rete in ambito locale può costare molto caro. Esattamente 27.750,00 euro annui se si servono fino a 200.000 abitanti; 55.000,00/anno se si illuminano fino a 10 milioni di teste e 110.000,00/anno se si supera tale soglia di popolazione. Ma non è tutto. A ciò si aggiungono i contributi per la concessione dei diritti di uso delle frequenze radioelettriche per l’espletamento di servizi di rete
diffusiva TV, che differiscono in base alla larghezza di banda utilizzata. Nella fattispecie:
per larghezza di banda fino a 100 KHz esclusi 1.110,00 euro;
da 100 KHz inclusi a 1 MHz escluso 5.550,00 euro;
da 1 MHz incluso a 10 MHz esclusi 11.100,00 euro;
da 10 MHz inclusi 22.200,00 euro.
Inoltre, i titolari di diritti di uso di frequenze radioelettriche per l’espletamento di servizi di rete
di contribuzione televisiva punto-punto o punto-multipunto sono tenuti al pagamento dei
contributi annui di seguito indicati:
per larghezza di banda fino a 100 KHz esclusi 1.110,00 euro;
da 100 KHz inclusi a 1 MHz escluso 5.550,00 euro;
da 1 MHz incluso a 10 MHz esclusi 11.100,00 euro;
da 10 MHz inclusi 22.200,00 euro.
Si tratta di una vera e propria condanna per le tv locali. Forse l’unico modo per sopravvivere sarà quello di consorziarsi e formare un unico gruppo (provinciale o regionale) e dividere le spese su impianti, tasse e contenuti. Certo non tutte potranno trasmettere su un solo mux, ma forse con il DVB-T2 le più grandi avranno qualche opportunità in più. Ma da qui al 2015 – anno in cui tutti i televisori dovranno essere dotati della nuova tecnologia – di tempo ce ne passa..

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