DIFFAMAZIONE: PRIORITÀ AL DDL CHE EVITA L’ARRESTO. SALLUSTI ASPETTA DA DIRETTORE

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Cambiare le legge sulla diffamazione: lavori in corso in Parlamento. Entro l’11 ottobre uscirà dal Senato. Da qui l’approvazione definitiva della Camera. Paolo Berlusconi respinge le dimissioni di Sallusti: «Ho fiducia in lui. Combatteremo insieme». Sallusti: «Sarebbe arrogante dire di no».
Bisogna fare in fretta. Il 26 ottobre scade la sospensione della pena per il direttore de Il Giornale. Entro quella data Sallusti potrebbe chiedere le misure alternative: servizi sociali, semilibertà, domiciliari. Ma il direttore ha già ribadito che non lo farà. Dunque il carcere sarà evitato solo se lo dice la legge. E il Parlamento sta lavorando per questo. Mai come in questo caso il decreto legge sarebbe calzato e pennello. La necessità e l’urgenza ci sono tutte. Ma il Governo e il Parlamento vogliono fare le cose per bene. «Serve una riforma complessiva. E bisogna farla in fretta. Il decreto legge sarebbe una toppa». Ha affermato il ministro della Giustizia, Paola Severino, al convegno organizzato, a tal proposito, dalla Fnsi. E così sarà. La volontà, questa volta bipartisan, c’è tutta.
Ci sono già due ddl in materia: il Chiti-Gasparri e il Costa-Pecorella. Ma non si intralceranno a vicenda. Il primo, frutto di una intesa bipartisan Pd-Pdl, avrà la precedenza. Lo ha affermato la presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno. La gestazione della riforma è cadenzata da tappe precise.
Entro giovedì 11 il testo uscirà da Senato e arriverà alla Camera. Qui il sì finale. Gli intoppi, che possono sempre esserci, sembrano improbabili.
Dunque questa sembra essere la volta buona per riformare una legge che qualcuno non ha esitato a definire fascista. C’è da dire che “il caso” è scoppiato perché la vittima era, ed è, Sallusti, il direttore de Il Giornale. Se fosse accaduto ad un giornalista sconosciuto nessuno si sarebbe scomodato. In questo caso che ben venga la “reputazione sociale e politica”. Se serve a riformare una legge a dir poco perfettibile, è ben accetta. E lo ammette il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti: «Ci auguriamo, a prendere una decisione sulla questione della diffamazione. È bene ancora una volta sottolineare che il caso Sallusti ha certo più notorietà, ma è tutt’altro che isolato. Ce ne sono decine in Italia».
Entrando nel merito della riforma, l’obiettivo è modificare la legge sulla stampa n.47 dell’8 febbraio del 1948. Si cercherà di eliminare la pena detentiva e rafforzare, al contempo, le sanzioni finanziarie e disciplinari. In altre parole multe più consistenti e rischio, per chi sgarra, di sospensione o radiazione. Inoltre sarà potenziato l’obbligo di rettifica, troppo spesso dimenticato.
Intanto, attendendo riposte dal Parlamento, Sallusti è ancora direttore de Il Giornale. Le sue dimissioni sono state “rifiutate” dall’editore Paolo Berlusconi. «Non rinuncio a Sallusti come direttore. Ha la massima fiducia. Condurrà la sua, la nostra battaglia dalla scrivania di via Gaetano Negri. Inoltre sento l’obbligo morale di dare un forte segnale di urgenza al Parlamento, al Governo e al Quirinale perché si cambi una volta per tutte una legge illiberale», ha scritto ieri Paolo Berlusconi sul suo giornale. E Sallusti ha accettato, ringraziando editore e redazione: «Se a loro va bene così, sarebbe arrogante dire di no».

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