“Non basta eliminare la pena del carcere per i giornalisti condannati per diffamazione. L’Italia, il paese europeo che insieme alla Bielorussia ha la legislazione più arretrata in questo campo, deve procedere con urgenza ad una piena depenalizzazione e deve concedere l’amnistia a tutti i giornalisti già condannati per questo reato”. Lo chiede “Article 19”, l’organizzazione internazionale per i diritti umani che ha sede a Londra e fa un monitoraggio della libertà di stampa nel mondo con un richiamo che si aggiunge a quello dello stesso tenore fatto un mese fa dall’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa).
L’organizzazione è diventata celebre per aver vinto, nel 2009, nel Regno Unito, la battaglia per la depenalizzazione della diffamazione a mezzo stampa. A ottobre del 2011, quando ancora non si parlava del caso Sallusti, “Article” aveva già inviato un analogo appello ai presidenti delle Camere (all’epoca Schifani e Fini) in seguito alla condanna a un anno di carcere di tre giornalisti di Chieti.
L’appello del gruppo londinese è contenuto in una lettera aperta inviata ai presidenti delle Camere, Pietro Grasso (Senato) e Laura Boldrini (Camera Deputati) e resa nota dall’osservatorio Ossigeno per l’Informazione.
La lettera giunge mentre nell’aula di Montecitorio inizia la discussione delle proposte di legge sulla diffamazione (domani sono previste le prime audizioni alla Commissione Giustizia di Montecitorio) e definisce inadeguata la proposta di legge di Enzo Costa (Pdl) attorno a cui si sviluppa la discussione.
“La libertà dei media è un valore europeo comune” e come tale va “salvaguardata in tutti i paesi in un’ottica comune, anche eliminando gli effetti intimidatori nei confronti dei giornalisti resi possibili dalle legislazioni sulla stampa che conservano norme ereditate da ordinamenti non democratici”, fa osservare “Article 19”.
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