”Non può essere rimandato oltre un intervento organico di ridefinizione dei nuovi equilibri dell’industria editoriale e di riforma dell’intero settore, che punti a preservare l’informazione di qualità quale presidio insostituibile dei valori di libertà e pluralismo, anche attraverso un’equa redistribuzione di costi e ricavi tra i vari attori del processo di produzione-distribuzione delle notizie, in un’ottica di sostegno e riequilibrio del sistema”. Lo ha sottolineato Alberto Di Giovanni, presidente dell’Osservatorio tecnico per i quotidiani e le agenzie di informazione ”Carlo Lombardi”, nel corso della presentazione del rapporto, curato dallo stesso Osservatorio, sull’industria italiana dei quotidiani.
Secondo Di Giovanni, gli Stati Generali dell’editoria, più volte annunciati dal Governo, costituirebbero “una occasione unica per intervenire su nodi quali la lettura, la diffusione, la formazione ma anche per rivedere e semplificare un quadro normativo oggi disperso e contraddittorio, compartimentato in settori sempre più permeabili tra loro: ha senso oggi per esempio avere una regolamentazione separata per carta stampata e televisione? Ha senso fare distinzione tra prodotto editoriale cartaceo e online?”.
”La crisi economica mondiale che si è scatenata nell’ultimo trimestre del 2008 – ha detto ancora Di Giovanni – ha amplificato tutta una serie di nodi strutturali che nel nostro Paese l’industria editoriale da sempre sopporta: la scarsa propensione alla lettura di ampi strati della popolazione, le distorsioni del mercato pubblicitario, la rigidità del sistema distributivo, la scarsa efficienza dei servizi postali. Nessuno di questi nodi – ha osservato – è stato risolto, anzi il contesto si è ulteriormente appesantito”.
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