Svolta sul ddl diffamazione. Il relatore e presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, ha presentato un emendamento che prevede il carcere solo per il giornalista che verrà condannato per diffamazione, mentre il direttore sarà punito soltanto con una multa che va dai 5 ai 50mila euro.
L’emendamento al ddl sulla diffamazione all’esame del Senato prevede che, fatta “salva la responsabilità dell’autore della pubblicazione” per la diffamazione a mezzo stampa con attribuzione di un fatto determinato, “il direttore o il vice direttore responsabile che abbia partecipato con questi nella commissione del reato è punito con la pena della multa da euro 5 mila a 50 mila”. Resta, dunque, il carcere fino a un anno in alternativa alla multa per i giornalisti su cui l’aula di Palazzo Madama si era già pronunciata, con voto segreto e favorevole all’emendamento della Lega Nord e dell’Api. L’emendamento di Berselli, invece, va a incidere sull’articolo 13 della legge sulla stampa ma comporta l’eliminazione delle modifiche all’articolo 57 del Codice Penale, che è norma a carattere generale.
Nel testo appena depositato per l’esame d’aula si stabilisce anche che, fatta salva la responsabilità dell’autore della pubblicazione, il direttore o il vice direttore responsabile che omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario a impedire che attraverso la pubblicazione sia commessa la diffamazione è punito “a titolo di colpa, se tale reato è commesso, con la pena della multa da 2 mila a 20mila euro”. Qualora l’autore sia ignoto o non identificabile, ovvero un giornalista professionista sospeso o radiato dall’Ordine, si applica la pena della multa da 3mila a 30mila euro. L’emendamento dovrà essere esaminato a Palazzo Madama giovedì prossimo, quando la conferenza dei capigruppo ha messo all’ordine del giorno il ddl diffamazione.
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