DAL YOUKIOSKE A KIM DOTCOM, CASI SIMILI DAL FINALE FORSE DIVERSO

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Tutto il mondo è paese, retorica considerazione a cui viene da pensare a voler giudicare il caso del sito YouKioske.
Si tratta di un sito nato in Spagna come aggregatore di notizie, interviste e tutte le informazioni stampate quotidianamente o periodicamente in tutto il mondo, la cui fonte è quella delle principali testate di quotidiani italiani ed esteri.
Si può considerare una sorta di edicola online con l’eccezione del servizio assolutamente gratuito che rende scaricabili i quotidiani senza la sottoscrizione di alcun abbonamento.
Ma è di pochi giorni fa la sentenza che costringe l’edicola a chiudere bottega, i fratelli David e Oscar Gonzalez Ruz e il socio Raùl Antonio Luque responsabili del sito, sono stati arrestati lo scorso Maggio a Madrid con l’accusa di pirateria della stampa scritta, violazione della proprietà intellettuale e costituzione o adesione a una organizzazione criminale.
L’esito dell’arresto era ampiamente prevedibile, già a marzo scorso Il Sole 24 Ore aveva mosso un azione legale nei confronti del sito per diffusione illegale dei suoi contenuti, e in più a febbraio era stato mosso un ricorso congiunto sempre contro YouKioske da parte di Hearst e Condé Nast, per richiesta di risarcimento dei danni subiti dalla pubblicazione gratuita delle proprie riviste.
Il tribunale di Alicante aveva quindi ordinato che YouKioske cessasse la sua attività, ma si viene a scoprire però che il sito si appoggia su server canadesi e per di più il dominio risultava registrato a nome della società MilporMil Limited con sede nel Belize e dunque al di fuori della giurisdizione di Alicante.
Il tutto per facilitare l’accesso a varie pubblicazioni senza alcuna legittima autorizzazione da parte degli editori come invece previsto dalla legge., inoltre il sito rimane online grazie anche all’appiglio per cui la competenza giudiziaria non era di Alicante ma del distretto di Madrid.
Lo stesso distretto che ha poi proceduto all’arresto dei tre titolari di YouKioske grazie a una ordinanza emessa dalla Audiencia Nacional, il tribunale con sede a Madrid che ha giurisdizione su tutto il territorio spagnolo.
Il giudice Pablo Ruz ha stabilito una cauzione di 10 mila euro per Gonzalez e di 5 mila per Luque, con conseguente chiusura del sito che fruttava ai suoi ideatori non meno di 96.400 di pubblicità, con un presumibile fatturato di un milione di euro all’anno., secondo i dati del fisco spagnolo.
La vicenda giudiziaria dei fratelli Gonzalez ricorda in qualche modo quella di Kim Dotcom, l’imprenditore tedesco fondatore ed ex proprietario di Megaupload, arrestato lo scorso gennaio per riciclaggio di denaro sporco, attività di racket e ripetute violazioni del diritto d’autore.
Dotcom si trova attualmente agli arresti domiciliari ma è delle ultime ore la notizia della richiesta di chiusura del caso da parte di Ira Rothken, avvocato di Dotcom.

Rothken chiede la chiusura del caso perché il suo assistito non può essere giudicato dalla corte statunitense in quanto nessun ufficio è mai stato aperto da Megaupload in terra statunitense, ragion per cui il governo americano non avrebbe il potere di processare un’azienda estera con capi d’accusa di natura penale.
Secondo la difesa Megaupload ,che ha sede ad Hong Kong, non può essere accusata o portata in tribunale dalla giustizia americana se non ha alcuna presenza fisica negli Stati Uniti.
È chiaro che si tratta di un escamotage legale, lo stesso che ha salvato una prima volta i fratelli Gonzalez e che dimostra la relatività della giurisdizione.

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