CYBER RAID BIS CONRO ISRAELE: ANONYMOUS PROVOCA DANNI PER 3 MILIARDI DI DOLLARI

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Anonymous, il collettivo mascherato del web, bussa sempre due volte. Sì perché dopo l’attacco sferrato lo scorso mese di novembre, quando furono presi d’assalto circa 10 mila siti web israeliani accusati di violare i diritti umani, i pirati della rete sono tornati a colpire lo stato ebraico.
L’attacco messo in atto contro i principali siti internet d’Israele, ha preso il là dalla delicata situazione politica attraversata al Paese: la questione palestinese ed il relativo trattamento riservato ai cittadini che vivono a Gaza e nei territori occupati.
Lo slogan che ha preceduto l’incursione, è stato come sempre d’impatto e provocatorio: “Cancellare Israele dal cyberspazio”.

Ambizione che, ovviamente, non è stata pienamente realizzata, come ha ribadito Yitzhak Ben Yisrael del National Cyber Bureauma, ma che ha comunque scatenato il consueto putiferio in rete e provocato danni per circa 3 miliardi di dollari.
Tra gli obiettivi messi a segno dai corsari anonimi, figurano i siti del ministero della Difesa, dell’Istruzione, dell’Ambiente e dell’Immigrazione, il sito del Mossad
(i servizi segreti), del Knesset e del Parlamento, solo per citare i più importanti.
Israele, però, ci ha tenuto a precisare che si è trattato, sì, di azioni di incursione, ma che il Paese, grazie alle avanguardie in materia di cyber sicurezza, è riuscito prontamente ad arginare (ed in modo tempestivo), il blitz ripristinando l’ordine violato in tempi record.
Insomma la tendenza è quella di minimizzare i danni, o quanto meno sminuirli rispetto alle intenzioni ben più fastose dei fautori del raid informatico.
Sì perché l’attacco, già ampiamente preannunciato e che si è avvalso anche della partecipazione di cellule del gruppo di origine arabe/musulmane, non ha colto il paese totalmente di sorpresa.
Dal canto suo, Anonymous ha ribadito con chiarezza il suo scopo che è quello di schierarsi a sostegno degli oppressi, delle minoranze e dunque al fianco del popolo di Gaza.
Le rivendicazioni informatiche non si placheranno fino a che il governo israeliano non cesserà il fuoco sulla striscia, queste le chiare intenzioni espresse dagli attivisti della rete.
L’auspicio, tuttavia, è che i “bombardamenti” virtuali (ma anche quelli reali) si arrestino presto in nome di un dimenticato viver civile.

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