Crisi l’Unità, richiamato Sergio Staino al posto di Bucciantini

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«Contrariamente a quanto comunicato soltanto pochi giorni fa quando ne aveva deciso la proroga dell’incarico fino al 15 di giugno, la Unità Srl ha comunicato la rimozione dalla direzione di Marco Bucciantini e il ritorno di Sergio Staino a partire dal 23 maggio». Lo rende noto il Cdr dell’Unità, secondo il quale «e più che evidente che Bucciantini, con il quale l’azienda meno di una settimana fa registrava la “piena sintonia”, paghi la propria indisponibilità ad attuare il progetto della azienda di procedere con i licenziamenti collettivi e che messo da parte lui, al quale va tutto il ringraziamento e la solidarietà della redazione, ora nulla osti più all’esecuzione di quel piano che il Cdr si è detto indisponibile a discutere».

«Una azienda che perpetua il ricatto sugli stipendi dei dipendenti, per questo in sciopero ad oltranza da martedì – sottolinea il Cdr – ora si appresta a decimare la redazione (gli ultimi numeri comunicati dall’azienda parlano di 20 licenziamenti a fronte di un totale di 28 unità redazionali) dimostrando di non aver mai davvero voluto provare a discutere piani alternativi che pure avrebbero garantito risparmi consistenti. Prendiamo atto che in questi ultimi due mesi quella che poteva e avrebbe dovuto essere una trattativa seria sul futuro del giornale e dei suoi lavoratori in vista del rilancio del prodotto non è stata altro che un teatrino utile a perdere altro tempo e perpetrare nuovi ricatti. Allora lo ripetiamo con forza: su questa strada troverete la nostra durissima opposizione. In tutte le sedi, a partire da quella giudiziaria a cui abbiamo denunciato assieme alla Fnsi e a Stampa Romana i comportamenti anti sindacali dell’azienda. A tal proposito chiediamo fin da ora a Sergio Staino di sgomberare il campo e chiarire ogni equivoco: direttore, ritiene accettabile il ricatto salariale posto in essere dall’azienda con quell’odioso baratto tra diritti e retribuzioni che ci ha costretti allo sciopero ad oltranza? Ha intenzione di firmare i licenziamenti collettivi decisi dall’azionista di maggioranza (la Piesse che fa capo a Massimo Pessina e Guido Stefanelli)? Ha deciso di avallare e appoggiare “l’erosione che stanno subendo i diritti di chi lavora”, per dirla con le parole della presidente della Camera Laura Boldrini, oppure intende difendere i posti di lavoro e un progetto di rilancio del giornale che lo renda davvero in grado competere sul mercato? Chiediamo risposte chiare e nette. Le stesse che chiediamo al Partito Democratico, azionista di minoranza dell’Unità S.r.l., e al suo segretario Matteo Renzi. Il silenzio è complice». (agi)

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