La Fieg è preoccupata, la crisi continua a mordere sulla carne degli editori e gli aumenti del prezzo della carta e dell’energia rischiano di travolgere il settore. La federazione italiana degli editori ha lanciato un allarme, l’ennesimo, sullo stato di salute dell’editoria italiana. E ha invitato il governo a muoversi, a fare bene e presto. Per salvare l’informazione e i giornali italiani. Che in questo periodo di pesanti rincari, complicati dalla pandemia e (soprattutto) dalle crisi internazionali, e di mancati introiti dovuti alla contrazione della pubblicità, rischia davvero di ritrovarsi alla canna del gas.
Il consiglio generale della Fieg si è tenuto qualche giorno fa e la crisi è stata, ovviamente, il tema principale al centro dei lavori del tavolo degli editori. In una nota, gli editori hanno espresso “preoccupazione per il permanere della crisi del settore ulteriormente aggravata dall’incremento del prezzo della carta e dell’energia, per alcune voci più che raddoppiate, e da un andamento del mercato pubblicitario che stenta a recuperare il crollo registrato a seguito della crisi pandemica”. I costi delle materie prime hanno fatto registrare aumenti spaventosi. Lo spettro è quello dello “shortage”, cioé della mancanza di tutto. Dalla carta all’energia, che comporterebbe l’aumento vertiginoso dei costi.
Gli editori della Fieg, inoltre, hanno “preso atto con soddisfazione degli interventi già previsti per il settore dal Governo e dal Parlamento, nel confermare il loro impegno a garantire ai cittadini una informazione responsabile e corretta, svolgendo così un importante servizio di interesse pubblico, auspicano il rafforzamento delle misure di sostegno pubblico e la loro rapida attuazione”. Un appello, dunque, rivolto all’esecutivo. Che si ritrova davanti a una situazione davvero drammatica per l’economia italiana. E per l’editoria in particolare. Perché si tratta di un comparto che arriva già da una crisi strutturale che dura da almeno un decennio.
Ma l’importanza dell’informazione va oltre il valore economico stesso delle imprese che la garantiscono. Si tratta di un diritto fondamentale per una democrazia moderna. Specialmente in un momento storico in cui s’è svelato, con la dirompenza di internet e l’atteggiamento sempre più duro degli Over the Top, la fragilità del sistema. Le fake news hanno avuto un ruolo troppo devastante e non è possibile poter difendere una democrazia se non viene garantita la bontà dell’informazione. Ma, inoltre, c’è la questione del digitale.
Che per gli editori della Fieg può rappresentare un nuovo fronte della crisi aperta del settore. “In questa situazione di grave aumento dei costi di produzione, gli editori rilevano la difficoltà di mantenere i programmati investimenti per la transizione e lo sviluppo digitale e per la produzione d’informazione di qualità con le professionalità adatte, e sottolineano la necessità di ulteriori risorse, considerato che quelle stanziate saranno erose dai costi crescenti di carta ed energia”. La coperta, dunque, è corta. E le istituzioni debbono intervenire.
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