Corte UE ribadisce: vietato imporre filtri anti-pirateria. Ma gli stati vanno nel verso opposto

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anm_togheI giudici nazionali non possono imporre alle società che forniscono accesso ad Internet di applicare filtri per prevenire il download di contenuti illegali. «Il diritto dell’Unione vieta un’ingiunzione di un giudice nazionale diretta ad imporre ad un fornitore di accesso ad Internet di predisporre un sistema di filtraggio per prevenire gli scaricamenti illegali di file», lo specifica una sentenza della Corte di giustizia Ue pubblicata oggi. Dall’Europa continuano, dunque, ad arrivare moniti contro ogni tipo di censure e di ostacoli alla libera fruizione di Internet, ormai annoverato tra i diritti fondamentali del cittadino. Principio ribadito, poco tempo fa, dall’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-70/11, Cruz Villalon) per il quale i filtri che impediscono il download via peer to peer sono illegittimi perché lesivi dei diritti fondamentali del cittadino. Inoltre, sostiene l’avvocato, un giudice dell’Unione Europea non potrebbe emettere un’ingiunzione che costringa un provider di uno dei Paesi membri a filtrare o bloccare l’accesso agli internauti senza violare la Carta dei diritti fondamentali garantiti dall’UE stessa.
Purtroppo, però, gli orientamenti che stanno prendendo piede in tutti gli Stati europei – e non solo – vanno nella direzione opposta e la lotta alla pirateria ha sempre maggior seguito. Per fare qualche esempio, mentre in Spagna la ‘Ley Sinde’ rende lecito il blocco dei sorpresi a violare il diritto d’autore, in Francia, il Presidente Sarkozy non si è accontentato di aver instituito l’Alta autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti su internet(Hadopi) ma si appresta a varare una legge contro lo streaming on-line, per colpire tutti i siti che diffondono – illegalmente – film, video e documentari on line.
Guardando oltre il Continente, arrivano buone notizia anche dagli Usa dove è in discussione il progetto di legge SOPA (Stop Online Piracy Act) che avrebbe l’obiettivo di inibire i contenuti protetti da copyright rendendo responsabili di danno economico i siti ospitanti e dando ampio potere al procuratore federale di turno e alle stesse compagnie detentrici dei diritti, di richiederne l’immediata eliminazione senza neppure arrivare ad un regolare processo.
In Italia siamo ancora in attesa che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni vari il regolamento sul diritto d’autore su Internet ma le premesse sono già abbastanza chiare, confermate dall’orientamento giurisprudenziale dominante. Ultimo esempio, in ordine di tempo, l’oscuramento di 6 siti online dediti alla raccolta, all’indicizzazione e alla diffusione di file protetti da diritto d’autore e facenti capo alla piattaforma Italianshare, imposto dal Gip presso il Tribunale Di Vallo della Lucania (Salerno). Il network localizzato a Las Vegas e gestito dal 49enne identificato con lo pseudonimo, Tim Willer, dava la possibilità ai 136mila utenti iscritti al servizio di accedere ai link attraverso cui effettuare il download di oltre 30mila file contenenti prodotti cinematografici, libri e riviste, serie Tv, software, giochi e musica.

Luana Lo Masto

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