CORTE UE: ILLEGALI I FILTRI CHE IMPEDISCONO CONDIVISIONE DI CONTENUTI PROTETTI. COSA NE SARÀ DELLA TV ITALIANA?

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Da ieri gli editori sanno ancora
più chiaramente che neppure
l’Europa darà loro una mano a difendere
il copyright. La Corte di giustizia dell’Unione
Europea ha infatti stabilito che
non solo gli operatori di telecomunicazioni
ma neppure i social network (da
Facebook a YouTube, anche se la causa
in questione riguardava un sito belga,
Netlog) possono essere obbligati a installare
filtri per impedire
la condivisione illegale di
musica e altri contenuti
protetti. Il controllo, cioè,
si deve fare ma a posteriori,
non prima. La Corte insomma
ritiene che la difesa
del diritto d’autore non
debba andare a scapito di
altri diritti, quelli delle aziende Internet e degli
utenti.
Si tratta di una sentenza destinata a
pesare anche in Italia, dove pendono vari
procedimenti intentati da Mediaset
contro YouTube (di Google) e Yahoo!
Presumibilmente, adesso, i giudici italiani
non potranno più accogliere le richieste
delle emittenti di impedire preventivamente
il download, lo «scarico» di
pezzi di trasmissioni sui social network.
La rimozione potrà essere richiesta di
volta in volta se verrà accertata la violazione
del copyright. Sono perciò prevedibili,
secondo esperti come Innocenzo
Genna, sia un appello di YouTube per rimettere
la materia in discussione sia un
ricorso dei giudici alla Corte europea, se
riterranno che esistano differenze tra il
caso italiano e quello belga. Di sicuro non è una buona notizia per
gli editori, soprattutto i
più tradizionali, e soprattutto
quelli televisivi, che
vedono messo radicalmente
in discussione il proprio
sistema distributivo.
L’economia digitale è ancora
in una fase selvaggia,
in cui vince soltanto Internet
e si mangia gran parte
del valore dell’economia
tradizionale. Probabilmente
la vera (e unica) utilità della sentenza
è quella di spingere editori, social
network e aggregatori di contenuti a
stringere accordi commerciali che tutelino
la Rete ma anche la creatività.
L’alternativa
è il Vietnam legale.

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