DdlStorage consentiva l’accesso a milioni di opere protette dal diritto d’autore tra cui film, serie televisive, videogiochi e musica. Un vero e proprio canale di diffusione di file pirata gestito da italiani, ma che utilizzava oltre 120 server esteri. I cyberlocker sono servizi di archiviazione su server remoto che consentono agli utenti di caricare file, che possono poi essere condivisi in modalità streaming o download, gratuitamente o tramite acquisto di account “premium” che garantiscono migliori prestazioni e che costituiscono una tra le principali fonti di guadagno per i gestori di questi servizi. Oggi i cyberlocker sono sempre più frequentemente utilizzati per la condivisione non autorizzata di contenuti audiovisivi. La loro connessione con i siti pirata rivela come la filiera di distribuzione del contenuto illecito sia particolarmente strutturata e gestita da soggetti altamente preparati e con una suddivisione dei ruoli così precisa da evidenziare nuovamente come dietro la pirateria si celi un vero e proprio business criminale. Il motivo del sempre più ampio utilizzo dei cyberlocker è assai noto: gli uploader sfruttano infatti le possibilità di guadagno offerte da questa tipologia di servizi. A fronte di questi proventi illeciti, come sottolineano Agis & co., si creano ingenti danni al comparto audiovisivo, stimabili in oltre 500 milioni di euro ogni anno, senza contare l’evasione fiscale, la perdita per l’erario e in termini occupazionali. (panorama)
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