Ventisette anni di onorato servizio presso il Washington Post non hanno evitato la sospensione di tre mesi dal lavoro alla giornalista Sari Horwitz, accusata di plagio. La pietra dello scandalo, riguarderebbe l’operazione di copia-incolla fatta dalla Horwitz, che lavorava come inviata a Tucson lo scorso gennaio dopo l’assalto contro la rappresentante democratica, Gabrielle Giffords. Alcuni paragrafi dei suoi articoli sarebbero stati infatti copiati da due diversi articoli pubblicati dall’Arizona Republic.
La vicenda non è passata inosservata al direttore di Republic Randy Lovely, che ha denunciato il plagio in una mail alla sua controparte del Post, Marcus Brauchli. Risultato: tre mesi di sospensione per la giornalista vincitrice tre volte del premio Pulitzer, con una macchia difficile da cancellare a intaccare la sua brillante carriera.
Il caso della giornalista americana, ci ricorda un altro caso avvenuto non troppo tempo fa in Germania, che vide protagonista il giovane e popolare ministro della Difesa Karl-Theodor Zu Guttenberg, il quale, accusato da un giornalista del “Sueddeutsche Zeitung” di avere copiato ampie parti della sua tesi di dottorato, si è dimesso dalla sua carica.
Insomma il copia-incolla all’estero viene punito: a prescindere che il plagio sia stato fatto consapevolmente o meno, si decide di difendere con fermezza la paternità dello scritto in questione.
Arianna Esposito
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