Contributi per l’editoria, il Governo stabilisce chi ne ha diritto e chi non ne ha

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Il 24 marzo è stato approvato lo schema di decreto legislativo che ridefinisce la disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici. Il decreto, il cui scopo è quello di assicurare il sostegno pubblico necessario alle voci informative autonome e indipendenti, che risentono maggiormente dell’attuale situazione di crisi del mercato editoriale, prevede inoltre misure per gli investimenti delle imprese editrici, l’innovazione del sistema distributivo e il finanziamento di progetti innovativi, di processi di ristrutturazione e di riorganizzazione. Prendiamo in esame alcuni aspetti del decreto. Il primo articolo elenca le finalità della legge. Quest’ultima intende preservare i diritti garantiti dall’art.21 della Costituzione, incentivare l’innovazione dell’offerta informativa e promuovere lo sviluppo di nuove imprese editrici, anche nel campo dell’informazione digitale.
Il secondo e il terzo articolo sono connessi, dal momento che disciplinano le imprese aventi diritto ai contributi e quelle che non possono avere accesso ad essi per motivi espliciti. Il Governo si è attenuto a specifici criteri direttivi. Sono state ammesse al finanziamento le imprese editrici che esercitano un’attività informativa autonoma e indipendente. Si parla, quindi, di cooperative giornalistiche, enti senza fini di lucro e imprese editrici il cui capitale sia detenuto in misura maggioritaria da cooperative o enti senza fini di lucro. Viene altresì confermato il diritto ai contributi per ulteriori tipologie di soggetti. Si parla di: imprese editrici di testate espressioni di minoranze linguistiche, imprese che editano periodici per non vedenti o ipovedenti, associazioni di consumatori (iscritte nell’elenco ex art.137 Codice del Consumo), imprese editrici di testate in lingue italiane edite e/o maggiormente diffuse all’estero. Sono espressamente esclusi: gli organi di informazione dei partiti, dei movimenti politici e sindacali, dei periodici specialistici a carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico; tutte le imprese editrici di quotidiani e periodici facenti capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in mercati regolamentati.
Il decreto fornisce poi chiarimenti sulle cooperative giornalistiche, in relazione all’acquisizione dei contributi. Nello specifico devono: essere in possesso della mutualità prevalente per l’esercizio di riferimento del contributo; aver assunto la maggioranza dei soci con contratto di lavoro a tempo indeterminato; aver associato almeno il 50% dei giornalisti dipendenti aventi rapporto di lavoro regolato dal contratto nazionale di lavoro giornalistico. Inoltre nei propri statuti le cooperative devono aver rispettato alcune condizioni: la possibilità da parte di ciascun socio di esprimere un solo voto; il divieto per ciascun socio di possedere più di un terzo del capitale sociale; il divieto per ciascun socio di avere partecipazioni in altre cooperative editrici; la possibilità di avere una partecipazione societaria per i giornalisti della cooperativa che lo richiedono. Altra novità di non poco conto è la possibilità di partecipazione alla compagine sociale di fondi mutualistici per la promozione dello sviluppo e della cooperazione.

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