Categories: Editoria

Contributi editoria. Un fondo in attesa di start up

Nel corso della recente audizione in Commissione Cultura sul disegno di legge presentato dal movimento cinque stelle per l’abolizione del finanziamento pubblico ai giornali, il sottosegretario Lotti ha dichiarato che a breve verrà emanato il regolamento previsto dall’articolo 1, comma 261, della legge 247 del 2013 a favore delle start up. La sola parola, che fa pandan con innovazione, evoca sogni di modernità e così fiato alle trombe, tromboni e grancasse; il nuovo che avanza, il marciume che proviene dal lezzo odore della carta macerata in tipografia un (triste) ricordo del passato. Ora lasciamo stare che il Regolamento produce i primi effetti dal 2014 e, ad oggi 3 ottobre, di giorni del 2014 ne sono passati circa 270, il che significa che queste nuove aziende oltre ad essere start dovranno essere anche fast nel predisporre il piano d’impresa, il progetto e chiedere di accedere ai fondi. Ma nel mondo del diritto liquido italiano una non eccezione che conferma le regole. E poi ci sono i fatti, ed il giorno dopo l’audizione un interessante articolo di Marco Bardazzi, pubblicato su La Stampa, apre con il titolo: giornalismo, la start up non va. Il taglio dell’articolo, per carità, non è innovativo, anzi, Bardazzi fa il mestiere come quelli di una volta che scrivono con lentezza, facendo cose inusuali nei tempi di internet, tipo documentarsi ed approfondire quello di cui scriverà. E cosa scrive Bardazzi? Quello che chi vive nell’editoria sa: ossia che le start up trovano ampio spazio nel mondo dell’innovazione, ma a condizione che non producano informazione. Vanno bene aggregatori, motori, fornitori di servizi, selettori, indirizzatori, linkatori, insomma, chi di mestiere organizza la produzione di altri, guai a farla. E Bardazzi lo fa usando esempi, nomi, cognomi, raccontando storie. Evidenzia il ruolo sociale delle start up come incubatori di idee, ma non come soggetti economici, o per lo meno, non come imprese che fanno della differenza tra ricavi e costi il proprio punto di equilibrio. E questo accade negli Stati Uniti, dove l’innovazione e le start up hanno la loro sede naturale. Intanto, sul vecchio stivale, mentre i giornali tradizionali muoiono, tutti sono in attesa di un Regolamento.

Recent Posts

Dopo lo sciopero è di nuovo scontro Usigrai-Unirai

Dopo lo sciopero dei giorni scorsi, lo scontro interno ai sindacati Rai non accenna a…

18 ore ago

Scontro al veleno Mentana-Gruber, il direttore al passo d’addio?

Scontro al veleno in casa La7: Enrico Mentana e Lilli Gruber ai ferri cortissimi e…

19 ore ago

Circolare n. 29 del 08/05/2024 – Bonus Pubblicità, pubblicato l’elenco imprese ammesse per il 2023 e elenco richiedenti per il 2024

Sul sito del Dipartimento informazione ed editoria è stato pubblicato l’elenco dei soggetti che hanno…

2 giorni ago

Messaggi elettorali: ecco tutto quello che c’è da sapere

Nell’imminenza delle prossime consultazioni elettorali, ricordiamo che a tutti i messaggi autogestiti a pagamento e gli spazi pubblicitari…

2 giorni ago

Mattarella all’Onu: “Perché la disinformazione fa paura”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha portato nell’aula dell’Onu un monito altissimo a sostegno…

2 giorni ago

Usigrai contro Tg1 e Tg2: “Boicottaggio fallito”

Usigrai denuncia il “boicottaggio” dello sciopero e in una nota puntano il dito contro le…

3 giorni ago