Cnog richiama ai contratti nazionali e sostiene che si deve coordinare l’attuazione della direttiva sul copyright all’equo compenso. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti è stato ascoltato tra gli stakeholders all’audizione indetta dal Ministero della Cultura. Al centro del tavolo, il recepimento nazionale della direttiva Ue sul copyright. O meglio, la bozza di decreto allo studio del governo. L’incontro, tenutosi in videoconferenza, ha visto la partecipazione di numerosi portatori d’interessi. E ha stabilito l’inizio della discussione su una misura molto attesa dall’intero settore editoriale. Che, potenzialmente, potrebbe rappresentare una rivoluzione.
Il Cnog, come si legge in una nota, ha approfittato dell’incontro sul copyright per riportare d’attualità il tema di “coordinare il testo con l’istituto dell’equo compenso”. Per il Cnog, “la distinzione tra i due istituti, l’equo compenso previsto dallo schema di Decreto per gli editori e l’equo compenso a tutela del lavoro giornalistico quale quota adeguata del primo, può essere assicurata con il richiamo proposto dal Cnog al rispetto dell’equo compenso nel settore giornalistico e dei contratti collettivi”. Il tema, dunque, è ineludibile anche per l’Ordine dei giornalisti.
Che si è preso l’impegno a trasmettere al ministero una “aggiunta” al testo normativo. Che recita. “Le imprese editoriali, anche televisive, sia in forma singola che associata o consorziata, riconoscono all’autore dell’articolo giornalistico una quota adeguata dell’equo compenso di cui al comma 8. Da determinare su base convenzionale nel rispetto dei contratti collettivi e dell’equo compenso nel lavoro giornalistico secondo criteri predeterminati che tengono conto del numero di visualizzazioni degli articoli e dei proventi percepiti per l’utilizzo online delle loro pubblicazioni di contenuto giornalistico da parte di prestatori di servizi della società dell’informazione”.
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