Copyright, il decreto non piace alle associazioni datoriali

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A Confindustria non piace la bozza del decreto che recepirà la direttiva europea sul copyright. Insieme alla divisione digitale dell’associazione degli industriale, anche Anitec-Assinform e Asstel hanno espresso dubbi sul provvedimento. Che addirittura “rinnegherebbe” lo spirito della direttiva Ue e potrebbe inficiare il principio della libertà economica sancito dalla Costituzione.

“Nel decreto su direttiva Copyright troppe criticità”

Una nota spiega le perplessità delle associazioni datoriali. Secondo cui la bozza “contiene aspetti di grande criticità che appaiono in contrasto ai principi della direttiva stessa, disattendendo le L​inee Guida pubblicate dalla Commissione europea, che mirano ad armonizzare a livello europeo le normative nazionali sul diritto d’autore, nell’ottica di realizzare il mercato unico digitale”. E poi. “Non è condivisibile l’approccio a cui sembra ispirarsi il testo ministeriale, che non vede nell’adozione di soluzioni contrattuali equilibrate, frutto di liberi accordi fra le parti, la strada maestra per il rafforzamento del diritto d’autore senza pregiudicare l’innovazione”.

“Disatteso principio costituzionale della libertà economica”

Le critiche specifiche di Confindustria Digitale,  Anitec-Assinform e Asstel. “Con l’articolo 5 del decreto che recepisce l’articolo 15 della direttiva riguardante la ‘Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo online’, la proposta ministeriale introduce un obbligo a concludere un’intesa contrattuale fra service provider ed editori (anche in forma collettiva) per gli usi online delle pubblicazioni e in caso di mancato accordo, prevede l’intervento di Agcom per stabilire quale delle offerte formulate sia la più equa oppure, se non reputa idonea alcuna offerta, determinare d’ufficio l’equo compenso”. Inaccettabile, secondo le associazioni datoriali. “Si rinnegano così  non solo il testo della Direttiva che non impone nessun obbligo a contrarre come forma di tutela del nuovo diritto connesso, né introduce forme di equo compenso, ma soprattutto si disattende il principio costituzionale della libertà di iniziativa economica, da cui discende la libertà negoziale delle parti, alla base dell’economia di mercato”.

“Bene gli sforzi ma ispirarsi al diritto comunitario”

Ma c’è di più. “Quanto al recepimento dell’articolo 17 della direttiva, l’articolo 2 del decreto conferma i problemi più volte espressi. In merito, da un lato, alla traduzione italiana del concetto giuridico di best efforts contenuto nella Direttiva, dall’altro al mantenimento di un equilibrio tra prestatori di servizi e titolari di diritti. La traduzione di best effort ripresa dal decreto è quella di massimi sforzi. La traduzione corretta di best effort è “massimi sforzi possibili”. Che significa chiedere alle piattaforme l’impegno a tutelare il diritto di autore attraverso un comportamento proporzionato, ragionevole e diligente”. E quindi. “Confindustria Digitale, Anitec-Assinform e Asstel sono ben consapevoli degli sforzi fatti dal governo. E ritengono che qualsiasi soluzione di compromesso non possa che ispirarsi al diritto europeo, ai principi costituzionali e alla tutela della libertà di impresa”.

Appello a riequilibrare la bozza del decreto

Le rimostrazione delle associazioni datoriali sul recepimento della direttiva Ue su copyright sono state presentate al ministero della Cultura. “Un intervento regolatorio che vada in altra direzione avrebbe l’effetto di disincentivare gli investimenti delle imprese, compromettere l’integrazione del mercato unico europeo e la costruzione di un’industria digitale europea che ora più che mai ha bisogno di certezze per affrontare le sfide che la transizione digitale pone”.  Dunque l’auspicio. “Che a valle dell’audizione il testo venga riequilibrato anche attraverso l’applicazione delle indicazioni contenute nelle Linee Guida della Commissione europea pubblicate lo scorso giugno”.

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