CASO SALLUSTI: LA LEGGE CONTRO LA LEGGE

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«Le pene detentive non sono compatibili con la libertà di espressione; il carcere ha un effetto deterrente sulla libertà di stampa; vanno salvaguardate anche le informazioni e le opinioni che urtano o inquietano». Lo dicono la Convenzione dei diritti dell’uomo e la Corte Europea.
I giuristi invocano un decreto legge. La Fnsi: «Non è solo un problema di querele».
Le legge non è sempre uniforme e lineare. Tuttavia nel caso Sallusti sembrano esserci delle discrasie evidenti. La stessa Cassazione che ha condannato il direttore de Il Giornale a 14 mesi di reclusione ha dichiarato “ubbidienza” alla Convenzione dei diritti dell’uomo e alle sentenze della Corte Europea di Strasburgo. E queste sono, e sono state, molto chiare sull’argomento: non ci deve essere il carcere per i reati di diffamazione perché le «pene detentive non sono compatibili con la libertà di espressione». Inoltre «il carcere ha un effetto deterrente sulla libertà di stampa con effetti negativi sulla collettività che a sua volta ha diritto a ricevere informazioni». E con tali motivazioni che la Corte di Strasburgo ha condannato la Grecia a risarcire un giornalista.
Inoltre la Corte dell’Ue si è dichiarata contraria anche alla sola presenza dell’ipotesi detentiva. In altre parole anche la sola previsione del carcere per i reati di diffamazione «è suscettibile di dissuadere l’esercizio della libertà di stampa».
Dunque la Cassazione, e anche la Corte Costituzionale, si ripromettono di seguire i dettami europei, ma all’atto pratico ha la meglio la tradizione italiana. E vale la pena di ricordare che l’Italia è l’unica nazione europea che prevede la galera per i reati di diffamazione.
Qualcuno potrebbe dire che l’articolo era provocatorio e alquanto polemico («il giudice ordina l’aborto…ci vorrebbe la pena di morte»). Ma la Corte Europea è chiara. Ci sono sentenze che salvaguardano anche le «informazioni e le opinioni che inquietano e urtano». È permesso utilizzare anche una certa dose di esagerazione provocazione, nonché un tono polemico e aggressivo».
Dunque perché la Cassazione, e prima di essa la Corte di Appello, hanno inflitto la pena detentiva? Di certo la legge è complicata.
In ogni caso da 4 giuristi e professori di Università arriva un appello alla politica e al presidente della Repubblica, Napolitano. La richiesta è semplice: serve un decreto legge per salvare Salllusti dalla galera e riformulare una «legge liberticida. Mai come in questo caso valgono necessità e urgenza». I giuristi in questione sono Giuseppe Contini, Giampaolo Ladu, Felice Ancora, Luisa Liliana Caterina, Bussi Contini. Per questi esperti la politica è rimasta inerte, in quanto «dice che bisogna fare, ma non fa nulla». I professori di diritto invocano un intervento di Napolitano: «Non potrebbe intervenire per sollecitare questo intervento?».
Si unisce al coro degli indignati il presidente della Fnsi, Roberto Natale. «No al carcere, si al rispetto rigoroso del cittadino: rettifica vera, sanzioni economiche, sospensione e anche radiazione dall’Albo», ha dichiarato Natale. Ma non è solo un problema di querele e galera. Anche i maxi-risarcimenti recapitati ai giornalisti, (soprattutto a quelli che non hanno una grande società alla spalle) tendono a intimidire i giornalisti.
Informare, che fatica!!!

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