La presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati ha richiamato tutti all’ordine. Tra media e specialisti, Casellati ha rivolto (di nuovo) un appello agli operatori dell’informazione nazionale: basta confusione e stop alle fake news. E un richiamo importante alla qualità rivolta agli operatori di un settore che è sempre più centrale rivestendo un ruolo autenticamente di servizio pubblico.
Casellati è intervenuta questa mattina all’apertura del Prix Italia. La seconda carica dello Stato si è intrattenuta a lungo sulla necessità di ritrovare un equilibrio nel panorama informativo. La sua analisi non è rimasta estranea ai temi, decisivi, della comunicazione e soprattutto della tecnologie.
Maria Elisabetta Casellati ha affermato: “Radio, televisione e internet rappresentano le autostrade di un sapere sempre più universale e globalizzato. Tecnologie in grado ormai di raggiungere ogni angolo del pianeta, ma anche di condizionarne le principali dinamiche sociali: dalla quotidianità ai grandi processi economici e democratici”.
Per la presidente si è aperta una discussione di cui tutti parlano ma in pochi sembrano voler affrontare sul serio. Il fronte dell’etica nella comunicazione è scottante per Casellati: “Potenzialità dei media che, inevitabilmente, aprono a nuovi interrogativi sul ruolo etico dei media. Ovvero, sulla necessità di accompagnare lo sviluppo di questi fondamentali canali di comunicazione a un loro uso sempre più responsabile e prudente, nel difficile equilibrio tra infodemia, fake news e ridondanza di un’informazione sempre più accessibile, tempestiva e spesso incontrollata”.
Quindi l’appello per una qualità sempre maggiore per l’informazione che non deve fermarsi solo ai programmi di informazione tout court. Ma deve estendersi anche ai rotocalchi che si occupano di cronaca anche in un contesto più generale di intrattenimento: “L’accuratezza delle notizie e la loro corretta divulgazione diventano i principali indici di qualità del vostro lavoro. Tanto nei programmi specializzati quanto in quelli di semplice intrattenimento. Tanto nel servizio pubblico quanto nell’editoria privata”.
Infine Casellati ha concluso: “E’ su questi parametri che si misura, infatti, la differenza tra un’informazione che fa servizio pubblico e sociale – divulgando conoscenze, consapevolezze e sicurezze – e una informazione non gestita e discorde che, al contrario, rischia di alimentare confusione, incertezze e instabilità”.
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