Casaleggio replica a Report e attacca i giornalisti

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Davide Casaleggio attacca a muso duro la trasmissione Report di RaiTre. Motivo del contendere le ombre evocate dal programma che il capo di Rousseau vuole smentire a tutti i costi. E per farlo, come da copione, attacca l’intero sistema giornalistico italiano.

In un post lungo apparso sul Blog delle Stelle, Casaleggio inizia la sua lezione ai giornalisti: “Il giornalismo italiano ogni tanto inciampa nel paradosso del lampione. Il paradosso recita: “si cercano le chiavi perdute nella notte soltanto sotto il lampione perché è l’unico posto dove c’è la luce”. Nel caso specifico la luce splende su Rousseau che appartiene (secondo i dati forniti da Report) a quel 7% che ha fatto della trasparenza e della correttezza la sua bandiera, ma ovviamente non sul 93% delle altre associazioni con finalità politiche che non pubblicano neanche il bilancio. E il giornalismo di inchiesta per pigrizia o per morbosità si concentra sull’unica cosa illuminata”.

Quindi sottolinea cinque punti contestati della ricostruzione di Report. Tra questi il primo: “Quando si fa una trasmissione di inchiesta e si scopre che il 93% delle associazioni è fuori legge o la legge l’ha aggirata, è oggettivamente strano che venga promosso il servizio con lanci tutti incentrati su uno dei pochi in regola e dedicare tutta la parte introduttiva del servizio NON per elogiare, ma addirittura attaccare chi fa parte di quel misero 7% che la legge la rispetta a pieno e non la aggira in alcun modo. Il messaggio che passa al pubblico è “sono tutti uguali”, il messaggio che passa alle associazioni fuori regola è “se vengo attaccato perché rispetto la legge, allora freghiamocene pure della legge”. Non credo che questa impostazione dei servizi faccia bene all’informazione italiana”.

Quindi ha spiegato: “Alcuni giornalisti italiani al duro lavoro di ricerca preferiscono il facile lavoro del copia e incolla, da altri giornalisti che hanno fatto lo stesso. Al concetto di fonti si preferisce il virgolettato di un’opinione di persone anonime (e spesso inesistenti). Con questo telefono senza fili autoreferenziale si propagano le fake news sui mass media. Se avessi indicato un ministro, di una forza politica terza per giunta, sarebbe certamente una notizia. Ma proprio per questo basarsi su un articolo che fonda la sua intera tesi su un unico fatto: mi sono trovato nella stessa sala conferenze di un politico italiano, è veramente ridicolo e non fa giustizia alla storia del giornalismo investigativo italiano. Il giornalismo del sentito dire e dell’illazione, del verosimile ma falso, purtroppo è diventato mainstream. E non credo sia un caso il calo verticale dell’audience di Report che perde centinaia di migliaia di telespettatori da una puntata all’altra (-500 mila dalla puntata precedente e -42% di telespettatori rispetto a marzo)”.

 

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