Fratelli d’Italia contro la Cina sul tema delicatissimo della carta. Secondo l’opposizione, Pechino detiene una sorta di monopolio nel settore e tale situazione sarebbe da rigettare anche per i rischi che comporterebbe per il settore industriale grafico e dell’editoria. I costi della carta, insieme a quelli di altre e numerose materie prime, stanno lievitando dopo la crisi Covid. E il tema è centrale per il futuro stesso dell’editoria italiana.
Il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone in una nota ha accusato. “Il monopolio della Cina nell’industria della carta è inaccettabile, con rischi per l’industria anche editoriale. La carta è una materia prima chiave per la produzione dei giornali, con costi per l’industria editoriale”. Dunque Mollicone ha aggiunto. “Abbiamo presentato sul Dl Fiscale emendamenti per rifinanziare il credito d’imposta per la carta. Che già fu introdotto grazie, anche, a una nostra battaglia per l’editoria nazionale in precedenti provvedimenti. In legge di bilancio proporremo emendamenti per più fondi a tutela dei posti di lavoro e del pluralismo informativo”.
Per il centrodestra, e in particolare per Fratelli d’Italia, la battaglia è prima che economica, politica. L’avversione di Fdi per la Cina ha carattere politico: “In Cina – ha detto altrove Mollicone -, non solo persiste il comunismo, ma ha anche preso le fattezze di un totalitarismo digitale che conculca dal Tibet all’Uiguristan passando per Honk Kong e Taiwan, che rischia addirittura l’invasione. Senza considerare gli attacchi pubblici dell’ambasciatore cinese ai parlamentari che si erano permessi, inaudito, di ospitare Joshua Wong al Senato, con Adolfo Urso e Lucio Malan e altri colleghi”.
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