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AUDIZIONI SENATO. BAGNARDI (FILE): “BENE DL PELUFFO MA È NECESSARIO DARE CERTEZZE AL SETTORE”

Si sono svolte oggi, presso la Commissione Affari costituzionali del Senato, alcune audizioni informali in materia di editoria nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (ddl 3305).
«Occorre dare atto al sottosegretario Peluffo che la decisione di non ricorrere ad un regolamento per la revisione del sistema di sostegno all’editoria ma di sottoporre il testo al vaglio del Parlamento attraverso lo strumento del decreto legge è un segnale fondamentale non solo sotto il profilo formale ma anche e soprattutto sotto quello sostanziale». Lo afferma il nuovo Presidente della File, Federazione italiana liberi editori, Caterina Bagnardi.
«Il decreto legge – continua la Bagnardi – contiene importanti spunti volti a razionalizzare l’utilizzo delle risorse pubbliche, favorendo l’occupazione e l’effettiva diffusione delle copie. Molto importante, inoltre, è la previsione di un sistema di sostegno al passaggio ad Internet». Il neo presidente della File sottolinea come sia necessario però che «il decreto legge veda in prospettiva, con un ambito temporale di almeno cinque anni, e che crei un sistema di certezze nei rapporti giuridici. Il diritto soggettivo ne rappresenta l’essenza. Le Camere avranno, comunque, il modo di intervenire in sede di conversione nell’ambito di un processo decisionale trasparente tenendo conto anche delle posizioni delle associazioni degli editori. Fondamentale, comunque, è essere ancora più radicali nei processi di semplificazione e di trasparenza. E sotto questo profilo l’attuale testo sembra risentire ancora di alcune impostazioni tecniche ereditate dalla precedente gestione del settore».
Infine, conclude la Bagnardi, «non si può sottacere che nessun settore ha subito tagli minimamente comparabili a quelli subita dall’editoria. Il fondo è passato da circa 700 milioni di euro del 2004 a 120 milioni di euro per il 2011. Ma il risparmio è solo fittizio, tenuto conto dell’enorme onere derivante dal costo degli ammortizzatori sociali cui i grandi gruppi editoriali hanno fatto ampiamente ricorso negli ultimi periodi».

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