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ASTA FREQUENZE, PASSERA: MANCANO CANALI TV DA VENDERE

L’asta per le frequenze televisive, quella che dovrebbe portare un miliardo e mezzo nelle casse martoriate dello Stato, finisce ora in un vicolo cieco. In un atto ufficiale, il ministero dello Sviluppo economico ammette che non sono nella sua disponibilità una parte dei canali tv che vorrebbe vendere. E il ministero ha problemi anche con alcune frequenze che il governo Berlusconi ha già ceduto agli operatori Telecom Italia, Vodafone e Wind (in cambio di 3,945 miliardi).
L’ultima istantanea del caos dei ripetitori viene scattata nella risposta che il sottosegretario Massimo Vari da all’interrogazione parlamentare del deputato Paolo Gentiloni (del Pd). A febbraio, Gentiloni ha lodato il ministro dello Sviluppo economico Passera artefice dello stop all’operazione benefica dell’ormai decaduto governo Berlusconi. Le frequenze tv che il Cavaliere voleva regalare (anche a Mediaset) viaggiano ormai – nell’era Monti – verso un’asta a pagamento. Il guaio – precisa Paolo Gentiloni nella sua interrogazione – è che alcune di queste frequenze risultano nelle mani delle solite voraci emittenti locali. Forse il governo Monti spera di vendere all’asta canali televisivi occupati come l’ultimo appartamentino di periferia?
Nella risposta all’interrogazione, il sottosegretario Vari cerca adesso di sdrammatizzare la situazione. Il ministero lavora con impegno al caso. Ma la situazione che lui, Monti, Passera hanno ereditato è complicata. In almeno due regioni – riconosce Vari -piccole emittenti occupano le frequenze a pieno titolo sulla base di “assegnazioni” (sia pure “transitorie”) del nostro Garante delle Comunicazioni (l’AgCom). Altre emittenti poi detengono i canali dopo aver vinto una causa al Tar che il ministero ha impugnato davanti al Consiglio di Stato. Siamo in Campania e nel Lazio. In Friuli e in Emilia, lo stesso Garante ha concesso il canale 24 alla Rai «al fine di tutelare gli utenti di quelle zone».
Siamo di fronte – insiste Vari – ad un’altra assegnazione transitoria. La televisione di Stato, insomma, dovrà presto accomodarsi su un’altra casella dell’etere. Gentiloni vede nero e obietta, scettico: «Le risposte del governo non convincono. Serve un cambio di passo».
Problemi ci sono anche per le frequenze di altissimo pregio che il governo Berlusconi, a settembre del 2011, ha ceduto a Telecom, Vodafone eWind. Operatori che devono entrare in possesso di questo bene, contratto alla mano, entro il prossimo Capodanno. Questi “binari” in banda 800 vanno dal numero 61 al numero 69 dell’etere. E sono oro purissimo. In alcune regioni, tra cui Campania e Lombardia, questi canali risultano già presi. Il governo Monti ha investito 174,6 milioni per riscattarli dalle emittenti locali che li presidiano. Ma non sempre è riuscito a reimpossessarsi esattamente delle frequenze desiderate (dal 61 al 69).
Il 5 settembre, allora, il governo ha lanciato un bando con lo scopo di trasferire le emittenti riluttanti dai canali di pregio (61-69) ad altri meno efficienti di cui dispone. L’idea è di chiudere la partita, con le buone o con le cattive. Anche per evitare la rabbia dei compratori paganti Telecom Italia, Vodafone e Wind.

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