ARRIVA LA STANGATA IVA DI BERLUSCONI ALLE TV VIA CAVO E VIA SATELLITE

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L’art. 31 del decreto anti-crisi approvato dal Governo porta l’Iva, per gli abbonamenti a servizi tv ricevuti via cavo o via satellite, al 20 per cento mentre fino ad ora era stato applicato un tasso ridotto al 10 per cento. La misura entrerà in vigore il primo gennaio 2009 ed arriva proprio a poche ore da un inedito scontro sull’asse Berlusconi-Murdoch. Il 26 novembre, infatti, SkyTg24 ha diffuso i dati di un suo sondaggio: il 53 per cento dei telespettatori considera inadeguato il pacchetto anticrisi del governo, alla vigilia del suo varo. Una notizia subito criticata da Palazzo Chigi che adesso si vendica.
Se l’aumento dell’Iva sarà confermato dal decreto una volta pubblicato in Gazzetta Ufficiale, le cose per Sky si metterebbero davvero male. Rupert Murdoch vedrebbe prosciugarsi gli utili. La strada più ovvia sarebbe quella di scaricare l’Iva maggiorata sugli abbonati, con aumenti che potrebbero però spingere molti a disdire il contratto.
Un comma del decreto anti-crisi di Berlusconi preclude a Murdoch anche l’unica scappatoia: spostare la sede sociale di Sky in Inghilterra (dove l’Iva sui servizi televisivi a pagamento è stata appena ridotta dal 17,5 per cento al 15). A quel punto, la società di Murdoch sarebbe sottoposta all’Iva inglese, e non più alla nostra. Ma il decreto specifica che un’emittente a pagamento deve pagare l’Iva laddove i suoi programmi arrivano e non certo nella nazione che li trasmette.
E Mediaset? Anche il gruppo milanese, fino ad oggi, applicava l’Iva ridotta al 10 per cento agli abbonati del digitale terrestre – anche se non è chiaro se potesse farlo, visto che usa una tecnologia diversa dal cavo e dal satellite – dice che sarà penalizzata dalla stangata dell’Iva.
Oltre all’Iva, Sky e le altre emittenti devono fare i conti anche con la pornotax, che porterà via il 25 percento degli utili. Dunque qualche milione di euro per la pay-tv di Murdoch. Che infatti protesta.
Fabiana Cammarano

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