Aperto nell’autunno del 2002 su iniziativa dell’allora consigliere politico di Massimo D’Alema Claudio Velardi, Il Riformista è diretto da Macaluso (foto) dal primo maggio del 2011 dopo una lunga gestione affidata ad Antonio Polito. Dopo l’iniziale formato di sole quattro pagine, il giornale è successivamente è passato a una foliazione più ricca ampliando i suoi interessi dalla politica interna all’attualità nazionale e internazionale. Adesso rischia la chiusura. Per il direttore la colpa è dei «tanti finti giornali che percepiscono gli aiuti destinati ad altri», e del fatto che «non ha sponde politiche».
La storia del Riformista è simile a quella de Il Manifesto, in corso di liquidazione coatta amministrativa. E di tanti altri, sempre più numerosi, che si aggiungono, giorno dopo giorno, alle testate che non ce la fanno a coprire i costi a seguito della graduale riduzione degli aiuti dello Stato.
«Quando chiude un giornale c’è sempre un impoverimento della democrazia. La presidenza chieda quali iniziativa il governo intenda proporre per portare a un tavolo le testate giornalistiche coinvolte dalla crisi»: lo hanno chiesto nell’Aula della Camera Fabio Evangelisti (Idv).
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