Scompiglio nella rete: Amazon diventa editore, bypassando gli editori tradizionali. Uno dei più grandi distributori di beni di consumo, veste l’abito dell’editore andando in concorrenza con i suoi stessi clienti. È veramente una grande novità o è un rischio per l’editoria tutta? Intanto abbiamo tre considerazioni molto semplici da fare.
La prima è che Amazon non bypassa il lavoro editoriale tradizionale, fornendo agli scrittori una pubblicazione diretta e indipendente. Quello è il self publishing e Amazon lo fa già da molto tempo. In questo caso Amazon diventa “casa editrice”, assume un signore di una certa esperienza come editore e agente letterario, Laurence J. Kirshbaum, e assieme a lui fonda una redazione editoriale. Si tratta quindi di una ‘normale’ casa editrice, solo che è in mano ad uno dei più grossi imprenditori nel commercio di beni al consumo, che già detiene una collaudata piattaforma di distribuzione e store on-line transnazionale.
La seconda è che non è certo il primo esempio di casa editrice facente parte di un complesso imprenditoriale di cui fanno parte anche tasselli distributivi e di vendita al dettaglio: da Mondadori a Feltrinelli anche in Italia abbiamo complessi gruppi editoriali che hanno accentrato nelle loro mani tutti i diversi comparti della creazione e vendita del prodotto libro (e non solo quello). Non è neppure una peculiarità del digitale: esistono già, anche nella realtà italiana, soggetti che sono nello stesso tempo editori digitali, distributori e store on line.
Per la terza considerazione, e cioè, se diventerà una minaccia per l’editoria italiana possiamo solo scoprirlo con il tempo. (www.quintadicopertina.com)
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