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Agenda digitale. Caio continua a promettere che ci saranno nuovi cambiamenti

“Non investire nella rete è come avere l’osteoporosi. Si sta benissimo fino al giorno meno uno e poi ci si rompe la gamba senza capire il perché”. Con questa ardita similitudine, il n.1 dell’Agenda Digitale Francesco Caio descrive il quadro a tinte fosche dell’ICT in Italia. Il dl crescita 2.0 è stato convertito in legge nove mesi fa, ma ancora latitano diversi decreti attuativi. Di certo l’attività non è favorita da crisi di governo reali e solo abbozzate.  L’Agenzia per il Digitale, capitanata da Agostino Ragosa, è ancora priva di uno statuto. L’8,8% degli italiani non dispone di banda larga e il paese è in ritardo sugli investimenti per la fibra ottica. Dall’Europa arriveranno risorse importanti per la digitalizzazione. 80 miliardi di euro nei prossimi sette anni, sottolinea Caio, destinati all’innovazione. Il Digital Champion allude soprattutto ai fondi strutturali, del valore di 30 miliardi di euro, sperando che il Governo decida di investirli per l’Agenda Digitale. Intanto però nel decreto del fare sono stati sottratti 20 milioni allo sviluppo della banda larga. Il sottosegretario Antonio Catricalà ha promesso che saranno ripristinati nella legge di stabilità. Che, ricordiamolo, fino a qualche giorno fa rischiava di essere una leggina striminzita redatta ad hoc per tranquillizzare l’Europa. Stolido, Caio annuncia nuovamente i tre pilastri sui quali costruirà l’Italia digitale: l’anagrafe unica dei residenti, l’identità digitale, la fatturazione elettronica. Per l’anagrafe unica c’è già un decreto, che sarà presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Per Caio l’anagrafe avrebbe una funzione fondamentale di indice per le funzionalità digitalizzate della Pubblica Amministrazione. In effetti il servizio potrebbe portare ad una consistente velocizzazione nella pubblicazione dei dati . Invece il discorso sull’identità digitale si ricollega a quello sull’unità della PA. Caio ribadisce la necessità dell’interoperabilità tra i vari ambiti dell’amministrazione. In questo caso il decreto attuativo deve ancora arrivare.- Il Documento Unificato dovrebbe sostituire carta d’identità e tessera sanitaria.    Caio  definisce quasi obbligata la fatturazione elettronica,  dato che consentirebbe al Governo di avere dati più trasparenti per la spending review. Il decreto ministeriale 55/2013  ha introdotto l’obbligo di fatturazione elettronica nei rapporti tra PA e fornitori. La regolamentazione c’è, ma le amministrazioni devono ancora provvedere alla selezione degli uffici da adibire alla trasmissione e ricezione delle fatture elettroniche.

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