ACTA: IL PARLAMENTO EUROPEO NEGA IL RICORSO ALLA CORTE DI GIUSTIZIA

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La Commissione commercio internazionale del Parlamento Europeo ha deciso di non rinviare alla Corte di Giustizia il trattato ACTA. Ben 21 eurodeputati si sono mostrati contrari al rinvio dell’accordo, in cinque hanno dato l’ok al trasferimento, due si sono astenuti: una maggioranza schiacciante, che conferma forse la volontà del Parlamento di valutare in tempi brevi il discusso accordo sul diritto d’autore. Nelle scorse settimane diverse associazioni per la tutela dei diritti dei consumatori avevano sostenuto che il rinvio della convenzione alla Corte fosse solo una furba manovra destinata a congelare il dibattito che imperversa in questi giorni. Nei fatti sono state le proteste di milioni di cittadini a fermare l’iter del trattato, così come era stato pianificato dagli Esecutivi. Il rinvio alla Corte era stato proposto dal laburista David Martin, che prende con filosofia il rifiuto del PE: “In molti hanno pensato che la mia proposta di rinviare l’ACTA alla Corte fosse un trucco politico, ma in realtà era un modo per aiutare gli eurodeputati a prendere una posizione in merito”. Martin sembra quasi rassegnato: “La decisione di respingere il ricorso alla Corte fa capire che il Parlamento è pronto a decidere sull’ACTA. Senza l’intervento della Corte, si procederà seguendo l’iter precedentemente stabilito”.

Ricordiamo che l’ACTA è contestato dalla sfera pubblica sia in relazione ai suoi contenuti che alle modalità con cui è stato avviato. Per David Martin è stato un errore aver presentato nello stesso atto la disciplina sulla contraffazione delle merci e quella per il diritto d’autore su Internet. Effettivamente a smuovere l’opinione pubblica sono state le disposizioni relative alla libertà dell’utente in rete, specialmente quella che permette ai providers l’obbligo di intercettazione delle comunicazioni elettroniche anche senza l’intervento dell’autorità giudiziaria. Il voto definitivo della Commissione Commercio Internazionale è atteso per il 30 Maggio, mentre l’intero Parlamento si riunirà a giugno. Due mesi in cui Karel De Gucht e soci dovranno lavorare per ridare (o meglio, dare) credibilità al trattato a livello internazionale.
Giuseppe Liucci

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