Le incertezze di Crimi, tra fake news e contributi all’editoria

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Il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi ha presenziato all’ultima tappa del seminario dell’Associazione Rousseau a Cesenatico, dedicata all’informazione e alla comunicazione digitale. “Il Manifesto” ha messo in luce alcune inesattezze di Crimi in merito alle materie di sua diretta pertinenza.
Innanzitutto ha parlato del tema delle fake news. Queste ultime, per Crimi, sarebbero più facilmente smentibili su Internet. Ma non è propriamente così. L’aumento della diffusione delle notizie, grazie ai social network, genera casi in cui l’informazione data è distorta o, addirittura, ingannevole. Sfruttando una delle caratteristiche principali di un social, la condivisione, la notizia falsa viene abbellita, integrata e propagata da utenti ignari della verità. Pertanto le fake news possono dare origine a vere e proprie “Catene di Sant’Antonio”, che danneggiano il sistema generale dell’informazione. In questo quadro di incertezza vengono in rilievo le fonti più autorevoli, che hanno la possibilità di certificare la veridicità di una notizia e confermare l’autenticità di informazioni incerte. Sono le testate tradizionali, per le quali Crimi vorrebbe “che sparissero i finanziamenti diretti, seppur in modo graduale”. Anche nella sua recente audizione presso la Camera dei Deputati Crimi ha promesso un radicale cambiamento nel sistema di contribuzione, che deve da ora privilegiare l’incentivazione di nuovi modelli di business generati dalla rivoluzione digitale. D’altra parte il sottosegretario, in sede di audizione, ha anche dichiarato che la soluzione per le fake news è data dall’affidarsi all’informazione di qualità, verificata e indipendente. E allora appare un controsenso voler relegare in un cantuccio la carta stampata, che ad oggi è ancora il punto di riferimento dell’informazione di qualità in Italia. Che essa debba necessariamente evolversi ed entrare in simbiosi con la Rete è un’altra questione, ampiamente condivisibile.
La seconda notizia non accertata evidenziata dal “Manifesto” riguarda il volume dei finanziamenti diretti per l’editoria negli ultimi quindici anni. Crimi ha affermato, pur con qualche riserva, che il settore ha ricevuto 3,5 miliardi di euro dal 2003, risultando perciò quello che ha ricevuto più contributi pubblici. Non è così, poiché come ricordato dal “Manifesto”, le fonti energetiche fossili ricevono 11,5 miliardi all’anno, risultando quindi agevolate in modo assai più cospicuo dell’editoria. Tra l’altro il tema dei combustibili fossili interessa da vicino il Movimento 5 Stelle, a parole molto attento alla salvaguardia dell’ambiente. Lo stop dei sussidi rientra nel suo programma politico. L’azzeramento dei contributi all’editoria è un altro storico obiettivo del partito pentastellato, ma in questo caso si pone come il topolino nei confronti della montagna. Sarebbe opportuno, in tema di fake news, che il sottosegretario per l’editoria non pronunciasse frasi da propaganda.

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