All’ordine del giorno della Commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato c’è la discussione del decreto (atto n. 169) che dà attuazione alla direttiva 2007/65/CE (direttiva sui servizi di media audiovisivi). L’esame non è ancora cominciato e già piovono le polemiche sul presunto conflitto di interessi del Premier.
Ricordiamo che con il decreto opera una riduzione graduale dei tetti di affollamento orario della pubblicità su tutti i canali a pagamento, sia satellitari che terrestri, nel prossimo triennio (16% dal 2010, 14% dal 2011, e, a regime, 12% a decorrere dal 2012).
“Lo schema presentato dal governo introduce, del tutto illegittimamente, disposizioni che tendono, da un lato, ad impedire lo sviluppo di istruttorie in corso presso l’Agcom (come nel caso dell’esclusione dal novero dei programmi tv delle trasmissioni Mediaset +1 o di quelle pay tv e pay per view per eludere la soglia di legge del 20%); da un altro, ad eliminare le regole sui diritti residuali e sulle quote di produzione in favore dei produttori indipendenti o per rendere meno stringenti di quanto non siano già le norme in materia di pubblicità”. E’ il giudizio di Vincenzo Vita (Pd) e Giuseppe Giulietti (Gruppo Misto).
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