VA BENE TUTTO MA FIRMATE IL DECRETO INNANZITUTTO

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Siamo in conflitto d’interessi se scriviamo che auspicare o consentire la chiusura di un giornale – qualsiasi giornale – è tecnicamente illiberale? Chi se ne importa: lo scriviamo ugualmente, proprio noi di Europa che siamo alle prese con la stagione più difficile da quando siamo nati, nove anni fa. Com’è noto, non si tratta solo di noi. Siamo in buona e ricca compagnia. Per fortuna ora la questione è stata assunta dal governo col rilievo che merita. Meglio tardi che mai.
Certo, nessun intervento potrà essere di per sé risolutivo. Ma può aiutare. Il sottosegretario Peluffo, parlandone ieri pubblicamente, ha annunciato che «entro pochi giorni adotteremo atti amministrativi per rifinanziare il fondo per l’editoria»: è un provvedimento auspicato dal sindacato dei giornalisti diversi mesi fa, ce n’é voluta. Ben venga un decreto del presidente del consiglio, dunque, ma che sia appunto «entro pochi giorni».
Non risolve, dicevamo, ma aiuta. Aiuta per esempio i colleghi del manifesto, dove è scattata una procedura di messa in liquidazione il cui esito però è tutto da scrivere: ed è da sperare in un processo di risanamento che salvi il quotidiano, in questi giorni aiutato da tantissime sottoscrizioni e da molti attestati di solidarietà. E poi ci sono le altre cose che Peluffo ha detto, alludendo fra l’altro al compito essenziale tante volte annunciato dai vari governi e rimasto sempre lettera morta: definire una riforma dei criteri di erogazione delle risorse pubbliche in grado di fornire ad un settore in crisi come quello dell’editoria certezze per il proprio futuro.
Soldi non ce ne sono, lo avevamo intuito. Bonificare il sistema dai parassiti Lavitola-style, anche questo è acquisito da tempo. Si sa cosa bisogna fare, ci si confronti e lo si faccia.
Il sottosegretario ha fatto infine riferimento – non è la prima volta – «agli investimenti per lo sviluppo dell’editoria on line». In generale, come su questo giornale è stato scritto varie volte, si tratta di una buona traccia, che però allo stato delle cose è poco più di questo: un’intenzione, una suggestione, una possibilità. Sarà il caso, anche qui, di entrare nel merito, di discutere cosa può significare il finanziamento dello stato dei progetti editoriali on line. Prima di tutto, il decreto, però, prima che sia troppo tardi per progettare altro.

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