Negli Stati Uniti esiste — o meglio, esisteva — un organismo federale, l’USAGM (U.S. Agency for Global Media), la cui funzione è quella di sostenere i media pubblici rivolti all’estero. Una delle realtà più importanti è Voice of America (VOA), un’emittente che trasmette in 47 lingue e rappresenta spesso l’unica alternativa libera ai media controllati dai regimi totalitari.
Fondata durante la Seconda guerra mondiale, l’emittente è stata a lungo un simbolo dell’informazione autonoma statunitense. Ma Donald Trump ha presto individuato questa impresa come un nemico, definendola “voce dell’America radicale” e accusandola di diffondere “propaganda”. Con uno dei suoi provvedimenti autoritari, ha sospeso i finanziamenti, determinando il blocco delle trasmissioni non solo per VOA, ma anche per emittenti simili come Radio Free Europe, Radio Free Asia e Middle East Broadcasting Networks. Dal 15 marzo, un assordante silenzio ha accompagnato l’ennesimo attacco dell’amministrazione statunitense alla libera informazione.
Gli Stati Uniti hanno però degli anticorpi, e subito si sono aperti i contenziosi: una giudice federale ha sospeso temporaneamente lo smantellamento dell’agenzia, ma la VOA non è ancora tornata operativa e 1.300 dipendenti restano in congedo. Una corte d’appello ha ordinato il reintegro dei lavoratori, senza però risolvere le altre questioni ancora aperte. Gli avvocati che rappresentano i giornalisti hanno richiesto che l’intero tribunale d’appello del Distretto di Columbia riesamini il caso.
Secondo il Committee to Protect Journalists, la decisione dell’ex presidente rappresenta “un regalo a dittatori e despoti”, e si chiede al Congresso di intervenire con urgenza per evitare danni irreparabili. Il timore è che un simile comportamento da parte degli Stati Uniti possa legittimare atteggiamenti repressivi anche altrove. L’auspicio è che nella vecchia Europa la politica prenda pubblicamente le distanze da simili derive nei confronti dell’informazione e che non prevalga, da parte di leader poco inclini al dibattito democratico, il desiderio di seguire le orme di Trump.