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UNA RAI CONTRO LA MAFIA. COLOMBO E TOBAGI PER IL PD. SI VOTA LA SETTIMANA PROSSIMA

Bersani: «sono orgoglioso». Zavoli: «scelte incoraggianti». Proposte anche delle “quote rosa”. Frange del Pd protestano. Brancati con ironia: aspetto la direzione del Tribunale di Milano.
Ieri sera le 4 associazioni (Se non ora quando, Libera, Libertà e Giustizia, Comitato per la libertà e il diritto all’informazione) hanno deciso: avanti Gherardo Colombo (foto) e Benedetta Tobagi. Ora il Pd dovrebbe votarli in Vigilanza che ha rimandato la prima riunione utile a martedì prossimo. I curricula arrivati sono quasi 200. Ci vuole tempo per leggerli. Buon segno. Anche se c’è il dubbio che i parlamentari sceglieranno altri criteri per nominare i loro rappresentanti.
Il “parto” delle 4 associazioni non si è limitato a Tobagi e a Colombo. “Se non ora quando”, che difende i diritti delle donne ha presentato a Zavoli una lista di 6 nomi per promuovere le “quote rosa” in Rai. Si tratta di «candidate di alto profilo professionale e sensibili ai temi della cittadinanza delle donne e della democrazia paritaria». Sono Dacia Maraini, Lorella Zanardo, Flavia Nardelli, Chiara Saraceno, Evelina Christillin e la stessa Benedetta Tobagi, su cui c’è stato un accordo unanime.
Intanto cerchiamo di capire chi sono Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi. Colombo, classe 1946, è un ex magistrato italiano. Divenuto celebre per le inchieste sulla Loggia P2, sul delitto Ambrosoli e su Mani Pulite. Ha partecipato anche ai processi sul Lodo Mondadori e Imi/Sir. A lungo impegnato contro il crimine organizzato, è stato consulente per la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia e sul terrorismo. Nel 2005 è stato nominato consigliere della Corte di Cassazione. Dal 2007 dà le dimissioni da magistrato e si dedica all’insegnamento della legalità nelle scuole. Un impegno premiato con il Premio nazionale cultura della pace.
La Tobagi, 35 anni, è la figlia minore del giornalista Walter Tobagi, assassinato dalle Brigate Rosse nel 1980. È laureata in filosofia, ha lavorato alcuni anni nella produzione audiovisiva, occupandosi in particolare di documentari dedicati al terrorismo e alle mafie. Inoltre è una conduttrice radiofonica e una collaboratrice de La Repubblica. Per la sua attività giornalistica ha vinto il Premiolino 2011. Il suo primo libro “Come mi batte forte il tuo cuore” (Einaudi 2009), dedicato alla memoria del padre, ha vinto numerosi premi.
Insomma si tratta di 2 personalità di tutto rispetto che hanno fatto della lotta alla criminalità la loro missione principale. Bersani si è dichiarato soddisfatto e promette di rispettare la loro assoluta indipendenza. Lo stesso Zavoli, presidente della Vigilanza sembra apprezzare lo sforzo delle associazioni. «Trovo questa partecipazione un atto di fiducia da parte della società civile. Qualcosa è cambiato. C’è un’Italia che si sta muovendo in una direzione incoraggiante».
Non sono mancati dissidi interni sulle modalità delle scelte. A parte le “fisiologiche” proteste dei rivali del Pdl, anche nello stesso Pd esistono correnti divergenti. Sia Merlo, vicepresidente Pd in Vigilanza, che Fioroni, deputato, hanno criticato il metodo seguito. I due democratici “dissidenti” hanno fatto loro la protesta delle associazioni cattoliche escluse dalla partecipazione alle nomine. «Il Pd dimentica l’Aiart, l’associazione più antica, quella col maggior numero di iscritti, quella col maggior radicamento territoriale. Forse ci dimentica perché siamo cattolici e, si sa, i cattolici nel Pd non godono di pari dignità», ha polemizzato qualche giorno fa Luca Borgomeo, presidente dell’associazione cattolica.
Un’obiezione è arrivata anche dal leader dei Partito Pirata, Marco Manul Marsili. Il corsaro, che si è autocandidato inviando il proprio curricula, crede che la scelta del leader democratico sia ipocrita. «Ề come il gioco delle tre carte. Alla fine Bersani non ce l’ha fatta a non immischiarsi nella solita becera lottizzazione», ha affermato Marsili. Secondo il leader corsaro le quattro associazioni sono vicine agli ideali del Pd. Alla fine sono stati scelti «un magistrato di sinistra e una giornalista di La Repubblica», potrebbero pensare i detrattori.
Critiche arrivano anche via Twitter da Giorgio Gori, ex dirigente Mediaset, ora vicino a Matteo Renzi, sindaco di Firenze. «Sostenere con orgoglio i nomi di Colombo e Tobagi significa essere lontanissimi dal considerare la Rai una vera impresa editoriale», ha scritto Gori.
Sulla stessa lunghezza d’onda Daniela Brancati, ex direttore del Tg3, autocandidata anch’essa al cda. La Brancati si aspetta la direzione del Tribunale di Milano. Magari avrà pensato: se un ex magistrato può dirigere la Rai, allora anche una giornalista…

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