UN 25 APRILE DA CABARET di VITTORIO FELTRI

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L’Italia è cambiata di più in questo mese che nei sessanta anni precedenti. Il punto di boa è stato la consultazione elettorale: dalle urne è uscito un Paese completamente diverso da quello cui eravamo abituati, anzi rassegnati. Sparita l’ultrasinistra, inconsistente l’ultra destra, svaporato il socialismo. In compenso, Lega fortissima e Popolo della Libertà nettamente più robusto del Pd Veltroniano. Segno evidente che gli elettori hanno ripudiato gli schemi del passato e le vecchie categorie politiche. Forse sono arrivati soltanto adesso gli effetti del tramonto delle ideologie; forse i partiti hanno smesso di suscitare sentimenti di appartenenza; forse hanno deluso. Sta di fatto che una rivoluzione così non era attesa e ora anche chi deve governare ha paura; al primo errore, rischia una bocciatura senza appello. Infatti il terremoto è ancora in corso. E ieri c’è stata un’altra scossa tremenda. La sinistra aspettava il 25 aprile per ricompattarsi. Confidava nel ricordo della Liberazione come collante, valore unificante.

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