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Twitter. Londra usa il pugno duro contro gli insulti in rete

Venerdì scorso un uomo e una donna sono stati arrestati per aver insultato la femminista britannica Criado Perez, «colpevole» di aver lanciato una campagna per chiedere sulle banconote britanniche comparisse la scrittrice Jane Austen. La proposta era stata demolita su Twitter da Isabella Sorley, 23 anni e John Nimmo, 25 anni. Ma i due erano andati oltre e con 140 caratteri di «fuoco» avevano offeso pesantemente la Perez, con attacchi personali e minacce di morte. La sentenza non si è fatta attendere: dovranno scontare rispettivamente 12 e 8 settimane in cella. Del resto la Gran Bretagna ha il pugno duro contro quanti usano i social network in maniera sbagliata. La prima condanna per trolling aveva investito qualche tempo fa Sean Duffy, un quindicenne che si era divertito a commentare il suicidio di una coetanea con frasi provocatorie e ingiuriose. Anche allora la pena era stata esemplare: in prigione per 18 settimane e divieto per 5 anni di utilizzare la Rete. Inoltre per lo stesso periodo il ragazzo dovrà avvertire le autorità qualora acquisti materiale elettronico e dovrà far registrare ogni dispositivo. La sentenza dei giudici inglesi ha chiarito per la prima volta che per trolling si intende «il provocare tramite mail o chat altre persone con il solo scopo di ricevere delle risposte offensive». Un fenomeno che oltremanica sta assumendo proporzioni preoccupanti, tanto che il governo presieduto da David Cameron sta per promulgare un decreto legge che obbliga i gestori delle piattaforme web a rivelare immediatamente i dati di eventuali molestatori nel caso di denuncie per ingiurie. Ma questa idea ha diviso il mondo dei cybernauti, perché alcuni sostengono che la legge potrebbe mettere a rischio la libertà di parola in Rete.
Anche l’Italia si sta interessando alla questione. Poco tempo fa Enrico Mentana aveva abbandonato Twitter stanco dei messaggi ingiuriosi del suoi followers e lo stesso avevano fatto Fiorello, Michelle Hunziker e Paola Ferrari. La discussione sull’utilizzo irregolare dei social network recentemente ha interessato da vicino anche la Regione Sicilia, che ha inserito un emendamento nella norma sui finanziamenti all’editoria, che vieta l’elargizione di fondi alle testate online che pubblicano commenti e post anonimi. La legge, votata dall’assemblea con l’opposizione del M5S, stabilisce che le imprese editoriali che vogliono ricevere parte dei 15 milioni di euro previsti dal ddl, dovranno avvalersi di un sistema informatico che assicuri, per i post e i commenti inviati dai lettori e pubblicati sul web, la possibilità di identificare gli autori.

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