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Tv: Consiglio Puglia, va rivista delibera Agcom su frequenze

La delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) che modifica il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale DVB-T potrebbe portare alla soppressione di 12 su 18 reti televisive in Puglia al 31 dicembre prossimo. Per scongiurare questo rischio il Consiglio regionale della Puglia ha approvato oggi all’unanimità un ordine del giorno con il quale chiede al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro dello Sviluppo Economico di voler considerare una possibile rilettura della delibera Agcom del 23 settembre 2014 che rivede in senso restrittivo la pianificazione delle reti che usano frequenze oggetto di interferenze accertate nei confronti degli Stati esteri confinanti. L’Assemblea legislativa pugliese chiede al Governo di non considerare tassativo il termine di fine anno e di verificare la possibilità di applicazione di moderne ed affidabili strumentazioni tecniche per annullare le interferenze. Il presidente del Consiglio regionale pugliese, Onofrio Introna, che insieme all’Ufficio di Presidenza ha assunto l’iniziativa dell’ordine del giorno, ha convocato per lunedì 27 ottobre a Bari un incontro con i parlamentari pugliesi e con l’emittenza privata, per raccogliere le preoccupazioni del settore e verificare i percorsi per evitare la soppressione delle reti televisive. “La scadenza quanto mai ravvicinata di dicembre – ha spiegato Introna – ci ha indotto a chiedere a Renzi e al ministro dello Sviluppo di non considerare il termine e di trovare intanto soluzioni che non comportino il default dell’informazione televisiva locale, conseguente alla scomparsa di tante antenne. Affronteremo intanto la questione a Bari e faremo quanto possibile e urgente per salvare antenne e lavoratori: se si dovesse applicare la delibera dell’Autorità, che rivede il piano nazionale di assegnazione delle frequenze, si taglierebbero quelle che irradiano interferenze con le televisioni degli Stati comunitari confinanti. Sono tante le nostre emittenti coinvolte dal provvedimento e ancora di più i posti di lavoro a rischio di giornalisti, tecnici e amministrativi”. “Se si mette in discussione il pluralismo dell’informazione si crea un deficit di democrazia: sarebbero conseguenze ingiuste di una decisione che – secondo Introna – per quanto giustificata da regole internazionali, va ripresa in esame con grande sensibilità”. (ANSA)

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