“L’intelligenza artificiale è un aiuto creativo e non un sostituto”, credere alle parole di Robert Wong, co-fondatore e vicepresidente del Google Creative Lab, è un atto di fede. L’ennesimo che Big Tech chiede, acriticamente, agli utenti della rete. Tante se ne son sentite negli anni, tante ne sentiremo ancora. Ciò che non cambierà, mai, è che alla fine, vincono sempre loro. Le grandi imprese, i padroni del vapore digitale che hanno imposto al mondo l’ennesima innovazione. Di cui, almeno per come è finora, nessuno sembrava sentirne davvero il bisogno.
Al momento attuale, l’intelligenza artificiale è un mezzo invadente utilizzato per fare video, spesso brevi, che con invadenza entrano nelle “conigliere” social. Oppure, a proposito di creatività, è il riassunto di cose trovate qua e là in giro sul web per rispondere a una domanda diretta dell’utente al motore di ricerca. Sbaglia, certo. Solo che non si tratta di errori pacchiani ma di “allucinazioni”. Le parole, diceva Nanni Moretti, sono importanti. Perché una cosa è sbagliare, un’altra è starsene allucinati lasciando intendere che l’algoritmo, in fondo, una vita propria potrebbe pure avercela. C’è sempre una scusa, pronta, per rafforzare la propria narrazione (che in re ipsa non è la verità). E i gonzi dovranno pur crederci, bombardati da contenuti tutti uguali portati avanti dalla stessa Big Tech proprio per avvalorare la propria visione delle cose.
Certe cose non cambiano. Altre, invece, sì. L’intelligenza artificiale come supporto creativo non sarebbe poi così diversa da un programma come Photoshop, un Paint qualunque. Eppure non è così. Perché in teoria ha potenzialità molto più vaste. Il dramma è che la “creatività” è quella imposta dagli algoritmi. In pratica, con l’Ai, Big Tech se la canta e se la suona da sola. A vantaggio dei suoi stessi affari, a detrimento del pluralismo e del mercato. La tentazione sarebbe quella del luddismo. E sarebbe un altro errore. L’unica via è nella responsabilità, non demandata al singolo (così come fa Big Tech scaricandosene la coscienza) ma alla legge.
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