Striscione rom contro la stampa a Pescara: “Giornalista terrorista”

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Alcuni esponenti della comunità rom di Pescara hanno affissi striscioni contro i giornalisti “colpevoli” di raccontare le ultime dinamiche legate alla diffusione del contagio da coronavirus. Un funerale rom, difatti, sarebbe dietro a uno degli ultimi focolai registratisi tra l’Abruzzo e il Molise.

L’attenzione dei media, però, non ha fatto piacere ai rom che su uno degli striscioni hanno scritto: “Basta attaccarci. Giornalista Terrorista”.

Non si è fatta attendere la reazione dello Sga, il sindacato giornalisti abruzzesi che in una nota ha condannato quello che ha definito quale “l’ennesimo attacco alla libertà di stampa e ai doveri dei cronisti impegnati, ormai da mesi, nel racconto di tutti gli aspetti legati all’epidemia Covid-19”.

Lo Sga ha scritto: “Due striscioni apparsi nel quartiere pescarese di Rancitelli esprimono la reazione violenta di una parte della popolazione alle notizie di casi di contagio dovuti alla partecipazione di persone appartenenti alla comunità Rom al funerale di Campobasso, che ha avuto pesanti ripercussioni cliniche anche in zone del territorio abruzzese. Si tratta di notizie correttamente verificate e riportate dal complesso dei media regionali; ciò non di meno, c’è chi ritiene addirittura di bollare i giornalisti come terroristi.  Sono attacchi vili, anche perché espressi un forma anonima, che il Sindacato Giornalisti Abruzzesi respinge con fermezza”.

Quindi ha continuato: “Sul caso, dopo l’intervento della polizia municipale per la rimozione degli striscioni, sono in corso indagini da parte della Digos e della Squadra volante della Questura, che speriamo possano dare nome e volto agli autori delle intimidazioni. Non è purtroppo la prima volta che questa area di marginalità urbana si rende teatro di aggressioni alla libertà di stampa, con una catena di episodi che nel recente passato sono anche sfociati nell’aggressione fisica”.

L’impegno del sindacato abruzzese: “Il sindacato continuerà a vigilare e a difendere, con le armi della denuncia pubblica e della testimonianza, il lavoro dei giornalisti abruzzesi. Le notizie sui casi di contagio all’interno della comunità rom rispondono in questa fase a criteri di obiettività e interesse pubblico e nulla hanno a che fare con il linguaggio di odio, parimenti condannabile,  che la vicenda ha scatenato trovando puntale amplificazione nell’uso irresponsabile dei social media”.

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