START UP GIORNALISTICHE IN RETE, UNO STUDIO DELLA REUTERS FA IL PUNTO

0
486

Dati alla mano, i due ricercatori di Oxford, il danese Rasmus Klaus Nielsen e l’italiano Nicola Bruno, ci hanno restituito un’istantanea sulle redazioni giornalistiche on-line di nove realtà europee.
In particolare merita attenzione la situazione di Italia, Germania e Francia che negli ultimi tempi hanno registrato interessanti casi di nascenti start up giornalistiche che vivono e sopravvivono piuttosto bene.
La ricerca del Reuters Institute for the Study of Journalism esordisce infatti con un’affermazione che vuole essere di incoraggiamento per la stampa in rete: «Survival is success», la stessa sopravvivenza di queste nuove realtà editoriali, annuncia il loro successo.
In questo panorama emergente soprattutto per la realtà nostrana, vengono presi ad esame i casi di «Linkiesta», «Il Post» e «Lettera 43».
«Linkiesta» punta ad un giornalismo di denuncia, il «Post» invece sulla falsa riga del super blog, si presenta come terreno di confronto sulle notizie provenienti dal mondo ed infine «Lettera 43» che prova ad essere una voce fuori dal coro, presentandosi come quotidiano on-line indipendente.

Tutti questi casi sono sintomo di forme nuove di giornalismo che superano il preesistente predominio in rete di «Dagospia» in Italia, che, a partire dal 2000, è stato per almeno 10 anni il solo esempio di redazione web.
Anche in Francia con «Rue89», «Mediapart», «AgoraVox», si saluta con entusiasmo questa fase di «Nouvelle Vague» del giornalismo in rete.
Sempre nel paese della Tour Eiffel si registra un caso anomalo quello di Mediapart, partendo solo online, già dal 2008 ha perorato la
causa dell’abbonamento: 9 euro al mese per il più completo, e la possibilità di leggere informazioni indipendenti, curate da giornalisti che hanno scritto per grandi testate come «Le Monde» o «Libération».
Dalla Francia spostandosi verso la Germania, si evidenzia un mercato piuttosto ampio ma che conta ancora su un numero limitato di start up giornalistiche.
Tra queste la tedesca «Perlentaucher» (letteralmente, il pescatore
di perle) che offre una selezione ragionata di letture di altre testate ai suoi utenti abbonati.
Lo studio si conclude ad ogni modo con un segnale positivo registrato, che è quello dell’esistenza e della sopravvivenza di queste testate in rete, che non è poco se considerata la difficoltà ad affiancarsi alle forme di giornalismo tradizionale e la concorrenza monopolistica di motori di ricerca come Google.
Ma il successo dell’«Huffington Post» ,protagonista del Pulitzer di quest’anno incoraggia alla resistenza.

Arianna Esposito

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome