STAMPA IN ITALIA: 2011 ANNO DIFFICILE CON RICAVI DIMINUITI DEL 2,2%

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Secondo i dati resi noti dallo studio Fieg sulla stampa in Italia, il 2011 è stato un anno negativo per le aziende che pubblicano quotidiani: i ricavi sono diminuiti del 2,2%, soprattutto per la flessione degli introiti pubblicitari (-5,7%).

Nonostante il calo della diffusione (-2,6%) i ricavi della vendita delle copie hanno tenuto per gli aumenti dei prezzi nel biennio 2010-2011.
Il declino dei ricavi, in decelerazione nel 2010 (-1,5%) dopo il forte arretramento del 2009 (-11,9%), ha purtroppo ripreso tono nel 2011 e le prospettive per il 2012 non appaiono migliori in rapporto a una situazione complessiva del mercato pubblicitario che non sembra riprendersi e che, molto probabilmente, manterrà la tendenza regressiva del biennio precedente.
Sul piano dei costi, sottolinea il rapporto Fieg, nel 2011 è proseguita l’azione di contenimento che ha preso avvio nel 2008, con interventi che hanno portato a un sostanzioso abbattimento nel 2009 (-6,6%) e soprattutto nel 2010 (-7,5%).
L’anno scorso il processo di riduzione dei costi ha incontrato resistenze nella ripresa del prezzo internazionale della carta, con costi di approvvigionamento aumentati dello 0,5%, nei costi per servizi in crescita dell’1,5%, nel costo del lavoro che ha mostrato una stabilità di fondo (-1%). Nel 2010 invece l’azione di ‘cost cutting’ aveva prodotto risultati molto più evidenti su tutte le voci di costo: materie prime (-18,7%), servizi (-5,5%), lavoro (-7,5%).
Per i magazine poi, dopo il consistente calo del 2009, evidente soprattutto sul terreno pubblicitario (-29,1%), nel biennio successivo la stampa periodica ha dimostrato una maggiore capacità di tenuta riuscendo a circoscrivere il calo del fatturato editoriale, senza peraltro manifestare segnali di ripresa. Nel 2011, il fatturato dei periodici è stimato in calo del 2,9%, con le due componenti, ricavi pubblicitari e da vendita, che retrocedono rispettivamente del 2,7% e del 3%. Per la pubblicità il calo è stato meno ampio di quello accusato dai quotidiani.
Le vendite di riviste mostrano poi dati allineati nell’indicare una flessione che, nel triennio 2009-2011, ha riguardato tanto i settimanali (-7,6%) quanto i mensili (- 18%). Il calo ha subito un’accelerazione nel 2011 per entrambi i prodotti: -6,3% per i settimanali (nel 2010 la flessione è stata dell’1,4%) e -9,9% per i mensili (nel 2010 il calo è stato del 9%).
Nella struttura dei ricavi, per l’editoria giornalistica perdono di peso quelli pubblicitari, scesi dal 48,9% del 2008 al 46,7% del 2010. Sono inoltre in diminuzione i ricavi da vendite in abbonamento, con una dinamica che nel 2010 (-5,9%) è stata maggiore dei ricavi complessivi (-4,5%). In calo anche i collaterali (-27,8% nel 2010), mentre sono in forte crescita i ricavi da attività online (38,8% nel 2010 e 32% nel 2011), anche se in valori assoluti l’incidenza sul fatturato è ancora limitata (1,4%).
Sul territorio, sottolinea la federazione degli editori, l’analisi delle vendite mostra una sorta di ‘questione meridionale’, in quanto ai livelli di vendite nel Nord (92 copie per mille abitanti) e nel Centro (84 copie) corrispondono livelli particolarmente depressi nel Mezzogiorno (49 copie).
Lo squilibrio può essere rappresentato anche confrontando abitanti e volumi di vendita. Le regioni settentrionali con il 45,8% della popolazione acquistano il 55,7% delle copie di quotidiani complessivamente vendute in Italia, quelle centrali con il 19,7% della popolazione ne acquistano il 21,9%, quelle meridionali con il 34,5% della popolazione ne acquistano il 22,4%.

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