“La Rai, in questo contesto di mercato e di evoluzione tecnologica, paga pesantemente sia il tetto pubblicitario imposto dalla legge Gasparri, sia la mancata realizzazione di canali a pagamento che invece per i diretti concorrenti, Mediaset e Sky, sono parte importante del loro business e determinanti per rispondere al forte calo della pubblicita’”. Lo scrivono i sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Snater in una dettagliata documentazione sulla situazione dell’azienda inviata a ogni singolo membro del Cda, alla presidente e al direttore generale “per sollecitarli ad un profondo impegno per rilanciare la prima azienda di servizio pubblico, nonche’ industria culturale del Paese”.
“La pubblicita’, lo si puo’ leggere nella comparazione dei bilanci – e’ l’allarme dei sindacati -, e’ calata pesantemente negli ultimi anni, giungendo fino ai 965 milioni di euro del 2011, con perdite ben superiori al valore di mercato e ai competitor. Il canone, unica fonte stabilmente in crescita rispetto alle altre entrate, ormai rappresenta piu’ del 55% dell’intero ammontare dei ricavi della Rai. Da questo si evince che il canone, che dovrebbe essere interamente utilizzato per i programmi di servizio pubblico, sta sostenendo la programmazione di prodotti d’intrattenimento leggero e alcune volte di scarsa qualita’”.
Questi, sono per i sindacati, tra i fattori che, “sommati a una pesante evasione del canone, rischiano, soprattutto in un momento di crisi economica, di rendere impossibile qualunque piano di rilancio”.
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