TLC-ICT

Si torna a parlare della web tax. Questa volta per finanziare gli hot spot dei migranti in Africa

Il governo italiano sta spingendo sull’Unione Europea perché vari una tassa per le multinazionali tecnologiche con cui finanziare la crescita dell’Africa e più in generale la gestione dei flussi migratori.
L’iniziativa, sponsorizzata dalla Francia con la piena adesione italiana, è al tavolo europeo: è contenuta nella proposta della Commissione Ue per il bilancio 2021-2027, che deve essere approvato entro il maggio del 2019, prima delle elezioni europee. “Si tratta- dice all’AGI una fonte informata sul dossier – di aumentare le risorse dell’Europa, senza far ricorso all’Iva nè ai contributi degli Stati: si può intervenire sulle multinazionali tecnologiche che oggi pagano pochissime tasse”.
Come potrebbe funzionare questa tassa
È la “base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società” lo strumento attraverso il quale l’Unione Europea potrebbe finanziare una parte dell’aumento delle risorse destinate all’immigrazione nel bilancio pluriennale 2021-2027, anche attraverso la tassazione delle grandi multinazionali della tecnologia. Il governo italiano quindi, secondo quanto si è appreso da fonti vicine al dossier, intende fare pressione affinché i proventi di una eventuale tassa sui colossi del web, vengano usati per finanziare la crescita dell’Africa e più in generale la gestione dei flussi migratori. Ma il dibattito tra i governi è appena iniziato: potrebbe durare fino a fine 2019, e rischia di andare a sbattere contro l’unanimità necessaria a approvare nuove norme Ue in materia di tassazione.

La proposta di bilancio 2021-2027 è stata presentata dalla Commissione il 2 maggio scorso e anche su questo dovrà essere raggiunta l’unanimità. Per compensare le risorse che verranno a mancare a causa dell’uscita del Regno Unito, l’esecutivo comunitario ha chiesto di introdurre un paniere di nuove risorse proprie, che include il 20% delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni, un contributo nazionale di 0,80 euro al chilogrammo di plastica non riciclata e un’aliquota di prelievo del 3% applicata alla nuova base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società.

Queste nuove risorse proprie rappresenterebbero il 12% circa del bilancio totale dell’Ue e potrebbero apportare fino a 22 miliardi di euro l’anno per il finanziamento delle nuove priorità come l’immigrazione.

Redazione CCE

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