Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti sosterrà Report al Consiglio di Stato. Il tema è quello relativo alla segretezza delle fonti, che per il Cnog è valore da tutelare. Perché ne va del futuro stesso della professione giornalistica. La vicenda è legata a un servizio trasmesso dal programma di Sigfrido Ranucci. A fronte del quale, un esponente leghista, l’avvocato Andrea Mascetti, ha ottenuto dal Tar l’accesso alle fonti consultate per la realizzazione del servizio stesso.
La decisione del tribunale amministrativo era arrivata a giugno scorso. Quando il Tar aveva imposto alla trasmissione l’esibizione di alcuni documenti poi utilizzati per la realizzazione del servizio sugli appalti lombardi dal titolo “Vassalli, valvassori e valvassini”, firmata da Giorgio Mottola. Una scelta che rischia di mettere in discussione uno dei cardini della professione giornalistica. E perciò il Cnog ha deciso di intervenire. E lo ha fatto con un intervento che sarà discusso davanti al Consiglio di Stato.
Il presidente Carlo Verna ha dato l’annuncio dell’iniziativa. In una nota, ha spiegato: “La decisione appare in netto contrasto non solo coi nostri principi deontologici ma proprio col concetto di giornalismo in qualunque Paese democratico”. E ha aggiunto. “L’Ordine con determinazione vuole esserci quando si decide su questioni cruciali per la professione. Questo intervento al Consiglio di Stato segue, infatti, la partecipazione davanti alla Corte Costituzionale, terminata con la dichiarazione di illegittimità della norma che prevedeva il carcere per i giornalisti, anche senza che ci fosse una particolare gravità”.
Secondo quanto emerge dall’atto redatto dal professor Alfonso Celotto, costituzionalista incaricato dal Cnog.“La decisione del Tar Lazio rappresenta una seria e concreta minaccia per il diritto di cronaca, costituzionalmente garantito, motivo che fa sorgere l’interesse a intervenire del Consiglio Nazionale dei Giornalisti”. E ancora. “Il segreto professionale riconosciuto ai giornalisti, è una forma di tutela diretta, discendente dal più ampio diritto di cronaca e di libertà di informazione così come garantiti dall’articolo 21 della Costituzione”. Ma non è tutto. “Tra queste garanzie rientra pacificamente anche il dovere di mantenimento del segreto professionale riconosciuto ai giornalisti, sicché ogni ingiustificata restrizione si riflette in negativo sulla disposizione dell’articolo 21”. E infine. “Consentire, come il TAR nella sentenza impugnata, l’accesso alle fonti delle notizie in base alle quali viene svolta l’attività di cronaca giornalistica darebbe luogo a una sicura violazione di principi di rango costituzionale”.
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